Diario di Viaggio fa scalo in Polonia

Tra i premi speciali decisi dalle Agenzie di Viaggio anche “La Parigi dell’Est”, ambientato in Polonia

Riparte dalla Polonia la rassegna degli elaborati premiati nel Concorso di Scrittura Creativa “Diario di viaggio. Blogger per un giorno”.

Dopo i vincitori decretati dalla giuria, è ora il momento dei premi speciali.

Iniziamo con il primo degli elaborati premiati dalle Agenzie di Viaggio, ovvero “La Parigi dell’Est”, di Mariapia Servadio:

“Io amo viaggiare, forse ancor più di quanto ami la scrittura e la musica.

Dopo tutto, a chi non piace viaggiare, conoscere nuove terre e culture?

Quanti di voi non fremono all’idea di prendere tra le mani il proprio bagaglio, il passaporto e partire all’avventura, verso luoghi a noi sconosciuti, godendosi l’emozione di un volo in aereo?

Penso tutti, la curiosità, la voglia di scoprire, fa parte del nostro essere.

E sì, io amo viaggiare, scoprire, amo ascoltare nuove lingue, mangiare cibi particolari, visitare nazioni nuove.

Sono stata già all’estero e ho visto vari paesi, ma uno, cari lettori, si è insediato nel mio cuore ricolmo di meravigliosi ed indimenticabili ricordi ed emozioni.

Quanti di voi sono stati in Polonia?

Se non l’avete fatto, vi consiglio vivamente di provare, almeno una volta, a fare visita alla premurosa gente che vive quel paese elegante e ricco di bellezze.

Da Cracovia a Varsavia, dal mare alle montagne, dai fiumi ai laghi, dalla lingua incomprensibilmente interessante, fino al loro cibo eccentrico, come lo Żurek e i Pierogi, sono sicura che nulla della Polonia potrà lasciarvi insoddisfatti.

Le mete sono varie, sta a voi scegliere quale sia più adatta alle vostre esigenze da viaggiatori, ma, a mia modesta opinione, mi sento di parlarvi dell’elegantissima Varsavia.

Capitale della nazione, è una città che nell’ultimo secolo ne ha viste davvero di tutti i colori.

Bella, tranquilla e sobria, era chiamata la “Parigi dell’est”, un gioiello che splendeva fieramente nelle pianure del centro Europa.

Si ritrovò vittima della spietatezza della seconda guerra mondiale esattamente come il resto della nazione e del suo popolo.

Abitata da persone dall’animo nobile e fiero, come detta da secoli la tradizione polacca, Varsavia fu centro di una fiera e disperata rivolta in nome della libertà, durata per più di due mesi dal 1 Agosto fino al 2 Ottobre 1944.

Allo scoccare delle 17:00, in una calda giornata estiva, venne esploso il primo proiettile della resistenza che, nelle successive settimane, avrebbe occupato la città nella speranza di riacquistare la tanto agognata libertà, in attesa di un aiuto da parte delle truppe alleate.

Ma l’aiuto non arrivò mai, nonostante le truppe sovietiche si trovassero al di là della Vistola, il fiume che percorre la città, e la povera gente venne abbandonata ad un destino atroce di morte.

Varsavia, che lottò fino allo stremo, venne data alle fiamme, distrutta completamente, rasa al suolo in un cumulo di macerie dalle quali sarebbe poi rinata ancor più bella ed elegante di prima.

Collegandomi proprio a tale triste avvenimento, consiglio a tutti voi di far visita all’accuratissimo “Muzeum Powstanie Warszawskie”, che raccoglie i reperti della straordinaria rivolta.

Vi dico, non andrete incontro alla concezione di museo che abbiamo noi.

Cupo, buio, vi risuona uno straziante sottofondo di spari e scoppi, il museo della Rivolta di Varsavia è stato creato per incutere angoscia e ansia nel visitatore, catapultandolo in una situazione quanto più simile possibile a quella della Varsavia del 1944.

All’entrata si trova un tombino aperto, all’interno del quale vengono trasmesse le immagini dei cittadini inermi che, in cerca di protezione, si rifugiavano proprio nelle fogne.

Il video è originale e mostra gli sguardi di quella povera gente che spiava fuori dal tombino, terrorizzati all’idea che qualcuno fuori potesse lanciargli una granata o ucciderli senza pietà, e sembrano quasi guardarti negli occhi.

Nonostante la storia triste, però, la capitale polacca gode tuttora di un’allegria e spensieratezza incredibili.

La via principale, Ulica Nowy Świat, è una frizzante miscela di musica tradizionale, negozi, bar, ristoranti, artisti di strada, risate e colore.

Area pedonale, facilmente raggiungibile con gli impeccabili mezzi pubblici che danno prestigio ad una delle città più ecologiche d’Europa, è contornata da coloratissimi ed eleganti palazzi e chiese di tutte le epoche, adornati da fiori ancor più colorati e profumati.

Qui, tra librerie e locali, possiamo trovare dei cubi giganti in vetro davanti ad ogni monumento, sui quali sono impresse le copie di numerose opere d’arte.

Questi cubi hanno lo scopo di far interessare turisti e cittadini all’arte, invitandoli a visitare i vari musei della città dove potranno osservare l’opera originale della copia in mostra nel cubo.

Idea semplice ma estremamente efficace.

Altra caratteristica dell’Ulica Nowy Świat è la presenza delle panchine che, letteralmente, suonano le opere di Chopin.

L’autore, noto nazionalista polacco cresciuto a Varsavia proprio in quella strada, viene omaggiato con l’ausilio di queste particolari panchine che, dotate di un pulsante, suonano a comando le principali opere dello stimatissimo compositore.

Tra l’altro, come desiderato dal pianista stesso, il cuore di Chopin si trova proprio a Varsavia, riposto in una delle colonne della chiesa di Santa Croce, dove spesso è possibile assistere a concerti completamente gratuiti.

In generale, però, la città è ben nota per i concerti mensili che, in onore sempre di Chopin, si svolgono nel gigantesco parco Łazienki, il polmone verde della città.

Mi sento però emotivamente costretta a raccontarvi un altro aneddoto sulla storia triste di Varsavia, una storia per lo più sconosciuta qui in Italia e che mi sento di diffondere.

Vi era un ragazzo, uno scout, che combatté eroicamente nella resistenza polacca durante l’occupazione nazista.

Il suo nome era Aleksy Maciej Dawidowski, protagonista del libro biografico “Pietre per la barricata” di Aleksander Kamiński, un piccolo classico della letteratura polacca moderna.

Alek, come lo chiamavano i suoi compagni, era una persona dal cuore straordinariamente grande, dalla risata contagiosa, ricco di cultura e di grande coraggio.

Tra le sue imprese ci tengo a citarvi l’operazione Copernico, del 1942, legata ad un famoso monumento cittadino.

I nazisti posero sulla statua dell’astronomo polacco una targa in tedesco a coprire quella dei suoi connazionali in uno spietato atto di ipocrisia.

Alek, rischiando la vita, strappò via la targa usurpatrice e si fece portatore del nazionalismo polacco.

I buchi delle viti della targa nazista sono tuttora visibili sulla statua, posta all’incrocio tra Ulica Stare Miasto e Nowy Świat ed è un’emozione indescrivibile poterle vedere, ammirare, toccare.

Alek morì da eroe quando aveva solo 22 anni, sacrificandosi per sottrarre uno dei suoi più cari amici dalle grinfie naziste.

Quello che io provo per lui può essere considerato un amore platonico, come tra Dante e Beatrice, quindi vi invito, con il cuore in mano, a far visita alla tomba di questo sconosciuto eroe nel cimitero militare Powązki.

L’ultima volta lasciai due fiori, uno rosso e uno bianco sulla sua tomba, una signora mi sorrise, due ragazze mi si affiancarono e, nonostante non parlassimo la stessa lingua, mi sentii compresa.

La gente disponibile sarà la ciliegina sulla torta che renderà ancor più piacevole la vostra vacanza”.

di Massimo Pacetti

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