Megastore al posto della ex Ghira: “Opportunità per pochi e prospettive non buone”

L’unica candidata Sindaco donna in corsa alle Comunali si schiera contro la costruzione di un megastore sulle ceneri della ex Ghira

La candidata Sindaco Carmen Porcelli è contraria all’apertura di un nuovo megastore sul suolo apriliano.

Il centro commerciale dovrebbe sorgere sul terreno della ex Ghira, e per il progetto son già arrivati tutti i pareri favorevoli delle istituzioni.

Ma ci son alcuni punti che non convincono l’attuale Consigliere Comunale.

Primo tra tutti l’interesse pubblico e le opportunità di lavoro che il nuovo megastore porterebbe con sé:

“Siamo al paradosso – spiega la candidata Sindaco – che un centro commerciale è un luogo di interesse pubblico perché crea opportunità di lavoro.

Aggiungerei per pochi eletti e con prospettive a medio termine e non rosee, vista la sofferenza in cui versano altre attività similari sul territorio.

Tutto questo mentre le attività commerciali del centro storico rischiano di chiudere perché il cuore della città non pulsa più.

Occasioni di lavoro perdute per piccoli commercianti e imprenditori di Aprilia che in questa città hanno creduto ed investito.

L’interesse di pochi, invece, prevale sempre sull’interesse dei tanti.

E non si ha il coraggio di osare e cambiare pagina, se non attraverso scontati slogan.

Chi lo ha detto che facendo un centro commerciale nella ex Ghira arricchiremo di più il territorio che non facendo altro?

Non ci vuole tanto per capire che delocalizzando il traffico, aumentando gli spazi per la grande distribuzione sulle grandi arterie, uccidiamo le piccole attività del centro”.

Questione inquinamento

Va poi messo in evidenza il fattore ambientale.

L’aumento del traffico su una zona già compromessa, come è la Pontina, comporta inevitabilmente nuovi rischi per la salute:

“Quello che vorrei fosse chiaro – sottolinea ancora la Porcelli – è che oggi il territorio è saturo di traffico, inquinamento e disaffezione.

Per non parlare dei troppi cadaveri edilizi.

Siamo sempre stati dell’idea che una variazione di destinazione uso costituiva una variante al piano regolatore.

E che come tale necessitava di ciò che prevede il testo unico dell’ambiente (decreto legislativo 152, 03.04.06) cioè l’assoggettabilità alla Vas (Valutazione Ambientale Strategica, ndr).

Parliamo di riqualificazione di aree ex industriali, pensiamo agli interventi ipotizzati alla Caffarelli ad esempio, ma non sappiamo se in quelle aree c’è inquinamento.

È stata mai fatta una indagine sul livello di contaminazione ed alterazione di luoghi dove hanno operato industrie?

La risposta è “no”.

E ciò che più è grave è che stabiliamo in assenza di verifiche specifiche, di andarci a realizzare case, centri commerciali, spazi ricreativi”.

di Massimo Pacetti

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