Crisi Coop, dipendenti ad un bivio: trasferimento o cassa integrazione

Oggi l’atteso tavolo tecnico convocato presso il Ministero per lo Sviluppo Economico. Confermata nel Lazio la chiusura di quattro punti vendita. Scatta il piano per l’esodo dei lavoratori, o l’ultima spiaggia della cassa integrazione.

Si è tenuto oggi l’incontro-chiave per discutere la crisi Coop, convocato presso il Ministero per lo Sviluppo Economico a Roma. All’ordine del giorno, il futuro degli otto negozi di Unicoop sul territorio laziale, tra cui quello di via Mascagni ad Aprilia, di cui è stata annunciata la chiusura.

Al termine del dibattito, dove non sono mancate contestazioni e polemiche, tutti i sindacati hanno espresso un parere favorevole di massima alla proposta della cooperativa, ovvero alla chiusura di quattro punti vendita (su otto) e l’apertura della proceduta di mobilità già da domani per tutti i lavoratori.

Le condizioni? L’esodo dei lavoratori sarà confortato da incentivi economici commisurati al sacrificio. L’accordo di mobilità prevederebbe la quota di 35 mila lordi quale incentivo all’esodo, e poi 7500 euro netti per i lavoratori che accettano il trasferimento nelle Coop della Toscana.

Il vertice odierno è stato aggiornato a sabato prossimo, per un ulteriore incontro con i rappresentanti sindacali territoriali al fine di perfezionare l’accordo di mobilità che verrà poi validato dal Mise. Rimane, tuttavia, lo scoglio più difficile da superare, ovvero verificare la possibilità di ricorso alla cassa integrazione, richiesta dai sindacati, ma sulla cui ipotesi il ministero non ha mostrato grande favore.

A dimostrazione della delicatezza del tavolo tecnico, dei momenti di dibattito e tensione e dei nodi ancora irrisolti, sono arrivate nel pomeriggio le parole del segretario provinciale della Uiltucs-Uil, Gianfranco Cartisano.

“La Cooperativa – sostiene – continua con questo atteggiamento di tagliare i rami secchi e l’occupazione dopo aver cestinato un accordo e senza avere un piano industriale convincente. Nella mattinata la Unicoop Tirreno ha continuato confermando le chiusure dei negozi nelle date già dettate nelle scorse riunioni, oltre alle ristrutturazioni dei negozi di Colleferro, Genzano e Pomezia. A tale posizione come categoria abbiamo sottolineato ed illustrato al Mise  la necessità  di raggiungere un intesa che limiti ed interrompa le chiusure ed un piano di ristrutturazione certo, condiviso capace di mantenere livelli occupazionali e salariali in un territorio gia’ aggredito dalla precarietà. Abbiamo chiesto a gran voce, ricollocazione nella rete vendita delle eccedenze di personale, incentivazione su base volontaria nella misura di raddoppiare le proposte della direzione aziendale, oltre all’utilizzo di ammortizzatori sociali per consentire la ristrutturazione proclamata nella rete di vendita. Durante il confronto della mattinata alla presenza dei delegati sindacali abbiamo fatto capire al capo di gabinetto dottor Sorial che Unicoop Tirreno continua a penalizzare il lavoro e conseguentemente deve farsi carico dei disagi che ha provocato in questi anni, in queste terre  in questo ultimo periodo nel Basso Lazio. Dopo un lungo confronto e contestazioni della rappresentanza sindacale a dichiarazioni ed affermazioni  del Direttore Generale di Unicoop Tirreno Piero Canova, la Coop ripresa dal Ministero nella figura del Capo Gabinetto ha accolto le richieste di innalzare gli incentivi in caso di fuoriuscite volontarie ed eventuali trasferimenti”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *