Bilanciare ferro e proteine nei primi anni di vita

Nei primi anni di vita del bambino è importante evitare di incorrere in un eccesso di proteine o in una carenza di ferro

I primi anni di vita, fino ai 36 mesi, sono fasi sensibili e molto importanti per un organismo in crescita come quello dei bambini, è il momento in sui si gettano le basi per una buona salute futura.
Proprio per questo motivo l’alimentazione e la nutrizione, rivestono un ruolo essenziale ed è bene stabilire una buona sinergia col proprio pediatra, onde evitare di incorrere in un eccesso di proteine nella dieta o in una carenza di ferro.

In particolare, in un momento in cui il piccolo è stato già svezzato e prende proteine anche da altri alimenti che non siano ad esempio il latte materno, va valutato con attenzione l’inserimento di latte vaccino nella dieta come fonte lattea principale per tutto il primo anno e preferibilmente anche nel secondo, perché molto ricco di proteine e povero di ferro, che invece il piccolo può all’occorrenza trarre da latti formulati specificamente arricchiti di ferro oltre che dall’alimentazione.

Marcello Giovannini, Professore Emerito di Pediatria dell’Universita’ degli Studi di Milano e Presidente European Academy of Nutritional Sciences (Eans) spiega come gli alimenti da proporre debbano essere scelti nella prospettiva di rispondere in maniera ottimale alle esigenze nutrizionali e di sicurezza specifiche di un organismo intrinsecamente vulnerabile. Secondo Giovannini, dalla gravidanza per tutti i primi 3 anni di vita, un intervento nutrizionale può condizionare la salute del futuro adulto dovute principalmente a scelte alimentari errate, che si basano anche sulle esperienze gustative vissute già nelle prime epoche di vita.

latte.svezzamento

Dall’esperto arrivano delle indicazioni specifiche rispetto all’apporto di ferro e di proteine nella dieta del bambino:

  • Ferro: “E’ elevata la percentuale di bambini e lattanti che dai 6 ai 36 mesi non copre il fabbisogno quotidiano di ferro, necessario per differenti funzioni biologiche, in particolare per lo sviluppo cognitivo e comportamentale e per quello del sistema nervoso centrale” aggiunge Giovannini, specificando che “il latte vaccino è povero di ferro, quindi da non introdurre come alimento latteo principale prima dei 12 mesi, anzi da procrastinare fino a tutto il secondo anno di vita, perché la disponibilità dei vari tipi di latte ‘formulati’, cosiddetti di crescita, arricchiti di ferro, può aiutare ad ottimizzarne l’apporto, naturalmente nel contesto di un divezzamento articolato ed equilibrato nella diversificazione degli alimenti (carne, pesce, uova)”. “Considerata la relativa elevata quantità di macronutrienti di cui i bambini necessitano per la crescita – rileva ancora l’esperto – i lattanti sono un gruppo maggiormente a rischio di deficit di vitamine e minerali (zinco ad esempio) di cui sono integrati i vari tipi di latte di crescita, senza contare che numerosi studi suggeriscono che la precoce introduzione di latte vaccino può provocare microscopici sanguinamenti intestinali”.
  • Proteine: “Dopo l’allattamento esclusivo al seno, il divezzamento con alimenti complementari al latte materno determina per il bambino un drastico incremento dell’apporto di proteine, che spesso, anche nei bimbi italiani, può essere 2-3 volte più alto rispetto ai fabbisogni” spiega Giovannini. “Ponendo adeguata attenzione all’apporto di proteine diventa cruciale il tipo di latte che accompagna gli alimenti solidi fino al terzo anno di vita. Dopo il latte materno è raccomandato il latte formulato a basso apporto proteico a differenza del latte vaccino dato il contenuto di proteine triplo rispetto a quello materno e ben superiore a quelli formulati”.

Alessia Locicero

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