L’Anac: più giornalismo, anche quello locale, per combattere la corruzione

Dura presa di posizione del presidente dell’Autorità Anticorruzione, il magistrato Raffaele Cantone, al Festival di Perugia

L’Italia non è più fanalino di coda in Europa per la corruzione, ma la strada è ancora lunga. Non servono nuove leggi, ma cambiare la mentalità della gente. Serve più trasparenza nella pubblica amministrazione e il ruolo del giornalismo da questo punto di vista è decisivo. È il pensiero del presidente per l’Autorità Anticorruzione, Raffaele Cantone, tra gli ospiti più attesi al Festival del Giornalismo di Perugia.

“Io – dice in un’intervista all’Ansa – la smetterei con gli interventi normativi che non risolvono il problema. Dobbiamo provare ad applicare le norme che abbiamo. Ce ne sono tante, alcune sono da migliorare, ma il sistema va messo a regime. La bulimia legislativa non è un buon risultato. Certo, ci sono delle cose che possono essere fatte. Sarebbe utile per esempio una legge sulle lobby”.

“La corruzione – prosegue – si batte cambiando la mentalità del paese e lavorando moltissimo sulla prevenzione e sulla repressione, consentendo alle leggi di essere applicate. Se le cambiamo continuamente non verifichiamo nemmeno quali leggi meritano di essere valutate positivamente o negativamente”.

“I miglioramenti, però, ci sono – aggiunge – e sono quelli che apprezziamo con la classifica di Trasparency International, che resta l’unica classifica per la corruzione, e che ha visto l’Italia migliorare di ben 15 posizioni. Non capitava da tantissimo tempo: è un risultato positivo. Siamo ancora lontani da una posizione onorevole, ma non siamo più ultimi in Europa e questo è un segnale molto importante”.


Decisivo il ruolo del giornalismo, anche quello locale. “Negli stati in cui la corruzione è bassa contano moltissimo i sistemi cosiddetti di accountability, cioè la necessità da parte di chi esercita il potere di dare conto di come si utilizzano le risorse pubbliche. Le indagini giornalistiche spesso fanno emergere vicende di cattiva amministrazione, dietro cui si nascondono i fatti di corruzione. I giornalisti sono watchdog, sono quei cani da guardia davvero indispensabili per la democrazia. Lì dove c’è un giornalismo di inchiesta la corruzione ci mette il doppio per arrivare agli stessi risultati”.

“Ben venga l’inasprimento delle pene sulla corruzione – sottolinea ancora Cantone –. La repressione è indispensabile, ma accanto si può e si deve fare altro. Sappiamo che le ipotesi di corruzione che vengono scoperte sono una piccola percentuale del tutto. Bisogna dunque garantire trasparenza. La Svezia è così avanti sulla corruzione anche perchè ha fatto già nel 1776 una legge sulla trasparenza. L’Italia l’ha fatta 250 anni dopo ed è evidente che noi siamo in ritardo. Abbiamo bisogno di tempo perché questi meccanismi attecchiscano”.

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