La norcineria, è quell’ arte di lavorare la carne di maiale per farne salumi. Norcia gli ha dato il nome e i suoi sapori li conoscono tutti, ben oltre il borgo della Valnerina che adesso è una distesa di macerie.
Tra Umbria, Lazio, Marche e Abruzzo sono circa tremila le aziende agricole che rischiano di chiudere a causa dei danni strutturali gravi che hanno reso difficile, se non impossibile la gestione degli animali. Oltre all’emergenza sfollati c’è anche il rischio che le campagne si spopolino e le aziende vengano abbandonate, rendendo ancora più difficile la rinascita delle comunità locali.
Sono drammatici i dati della prima analisi sulla situazione post-sisma effettuata dalla Coldiretti. Agricoltura e allevamento, tra manodopera familiare ed esterna, contribuiscono in modo importante all’occupazione, dando lavoro ad almeno diecimila persone soltanto nella fase di produzione agroalimentare. Con tutto l’indotto che alimentano caseifici, salumifici e frantoi dai quali si ottengono specialità di pregio famose in tutto il mondo.
Il prosciutto di Norcia Igp, con una produzione di 2350 tonnellate fattura oltre 50 milioni di euro, per non parlare del suo pregiato tartufo nero. Ora interi depositi di prosciutto sono andati distrutti.
Ma in pericolo ci sono altre specialità, che fanno parte del patrimonio culturale del paese, come la lenticchia di Castelluccio, il pecorino dei Sibillini, il Vitellone Bianco Igp e la patata rossa di Colfiorito.
Agricoltori e allevatori sono allo stremo, molti di loro erano già stati colpiti dal terremoto di agosto. I fabbricati hanno subito danni importanti ed è difficile garantire tutti i giorni cibo e acqua agli animali.
Impossibile pensare di stare lontano da mandrie e greggi, con il pericolo che senza vigilanza finiscano preda dei lupi. Poi ci sono le frane e gli smottamenti sulle strade che impediscono la consegna dei prodotti.
Per questo il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, raccomanda che la ricostruzione vada di pari passo con la ripresa dell’economia. «Occorre una corsa contro il tempo – dice – per dare la possibilità agli allevatori di stare vicino ai propri animali con container, roulotte e moduli abitativi, ma servono anche ricoveri sicuri per il bestiame che ha avuto le stalle lesionate».
Anche Valentina Fausti, l’imprenditrice ventiduenne di Norcia che ha portato il suo prosciutto sulla tavola di Obama, è nei guai. Tra le strutture della sua azienda venute giù e i prodotti persi, stima danni per circa due milioni di euro. Ma da Norcia non se ne va. «Se ce ne andiamo anche noi giovani è finita, non so come ma supereremo anche questa», dice.
di Anna Catalano