Genitori elicottero e figli depressi

Vigilare esageratamente sui propri figli

può determinare disturbi nella fase adolescenziale

Silvia Petrianni

Sono stati battezzati “genitori elicottero” e secondo gli studiosi sono nocivi per i propri figli. Essere iper-protettivi nei confronti dei bambini favorisce l’insorgere di depressione e ansia nella fase adolescenziale. È il verdetto di diversi studi condotti tra Australia e Stati Uniti, conclusisi tutti con lo stesso esito. Non si tratta di lasciar fare ai propri figli tutto ciò che vogliono, rischiando di far crescere dei piccoli teppisti ma, per esempio, di evitare di ripetersi continuamente con le stesse raccomandazioni e di essere sempre critici e severi, con poca attenzione alle emozioni dei piccoli. Questo vale soprattutto nei confronti dei bambini che hanno un temperamento timido, i quali dovrebbero essere invece aiutati a rapportarsi con le proprie emozioni.

Secondo la dottoressa Holly Schiffrin, della University of Mary Washington, essere eccessivamente vigili e presenti nelle attività dei propri figli contribuisce alla formazione di ragazzi poco autonomi, insicuri, incapaci di affrontare gli eventi della vita, incapaci di vagliare da soli le situazioni e così essere in grado di prendere decisioni. Alcuni genitori intervengono nella vita dei bambini anche quando non è assolutamente necessario. Per quanto riguarda le bambine, poi, un fattore importante perché crescano con una struttura solida, autostima e fiducia in se stesse, è che vengano loro offerte le stesse possibilità e opportunità che normalmente vengano date ai maschi. L’atteggiamento ansioso del genitore è spesso motivato dal temperamento timido o ansioso del figlio. Reagire con lo stesso approccio alla realtà è errato: determina innanzitutto la creazione di un ovvio rapporto di simbiosi tra i due; porta il genitore a fare in modo che il bambino non debba affrontare le situazioni che comportano paura e ansia. Il meccanismo giusto è esattamente quello contrario: il genitore dovrebbe aiutare il figlio ad affrontare queste situazioni, indagando le proprie emozioni e mostrando al piccolo che è in grado di fronteggiarle. Questo non vuol dire che bisogna porre artificiosamente il bambino di fronte a situazioni che “stranamente” lo intimoriscono ma di non evitare le situazioni naturali che quotidianamente si presentano e accompagnarlo con discrezione nelle proprie esperienze.

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