Il capriccio nel bambino

Cos’è e come gestirlo?
Lo chiediamo a Sabrina Lombardo, dotoressa in tecniche psicologiche

Il capriccio, cos’è? Come gestirlo? Sono questi gli interrogativi che spesso si pongono genitori, nonni, zii e personale addetto a lavorare con i bambini.

Noi lo chiediamo a Sabrina Lombardo dott.ssa in tecniche psicologiche.

La dott.ssa Lombardo si occupa di sostegno a bambini e ragazzi con lievi deficit cognitivi, dell’attenzione e dell’autocontrollo, autismo, sindrome di Asperger e iperattività.

Si occupa inoltre di sostegno genitoriale nelle difficoltà relazionali con i figli, nella gestione di comportamenti problematici e di accordo tra genitori nell’assunzione di univoci stili educativi.

Dott.ssa Lombardo, cos’è il capriccio?

Il capriccio è una modalità di comportamento volta ad attirare l’attenzione, a raggiungere uno scopo e/o ricevere una gratificazione.

Si può evitare o fa parte del percorso di crescita del bambino?

Il capriccio è fisiologico, è un modo per affermarsi e per affermare il proprio volere, fa parte del percorso di crescita del bambino, ma non per questo l’adulto deve assecondarlo.

Cosa deve fare l’adulto?

L’adulto deve fornire strategie comportamentali adeguate e funzionali.

Cosa si intende per adeguate e funzionali?

Sono comportamenti socialmente accettabili che non siano nocivi per cose o persone (come per esempio il lancio di oggetti o atteggiamenti bruschi del bambino che potrebbero essere nocivi per lui)

Il capriccio, come abbiamo detto prima, non va assecondato. Come gestire un bambino che piange o grida disperato?

Ovviamente il capriccio non va in alcun modo assecondato ma, essendo una modalità espressiva, è importante che avvenga una sintonizzazione emotiva tra adulto e bambino,.

Facciamo un esempio:

Al supermercato il bambino fa i capricci perché vuole un gioco, l’adulto dovrebbe gestirlo così “oggi non si può, abbiamo comprato il gioco ieri”, se nonostante la spiegazione data continua il capriccio “capisco come ti senti, mi dispiace, ma non mi piace come ti stai comportando”.

“Non mi piace come ti stai comportando” e non “non mi piaci tu”, oppure “sei cattivo”, bisogna sempre etichettare il comportamento del bambino, mai il bambino!

Può essere risolutiva una punizione?

La punizione non è mai risolutiva col capriccio, eventualmente deve essere contingente al momento, ad es: l’accordo col bambino era quello di giocare al computer per mezz’ora, giunti al momento in cui disattivare il computer il bambino fa i capricci. La punizione in quel caso sarà togliergli il computer e in nessun modo rifarsi su qualcosa di diverso (ad es. “non vai a calcio domani”).

Per questo è importante che sia contingente al momento, togliere cose importanti al bambino (calcio, danza, feste con gli amici…) può fargli perdere degli importanti punti di riferimento.

La cosa migliore che l’adulto possa fare è di motivare il bambino, prevenendo il capriccio.

In che modo motivare il bambino e prevenire quindi il capriccio?

Prestando attenzione al bambino quando si comporta bene, questo viene definito rinforzo positivo del comportamento emesso.

“sei stato bravo oggi, sono orgoglioso di te……” sono tutti modi per rinforzare l’atteggiamento positivo del bambino che comprenderà l’importanza e la “convenienza” di un comportamento adeguato fino a non sentire più necessario l’utilizzo del capriccio.

Seguendo i consigli e le indicazioni della dott.ssa Lombardo sembra semplice la gestione del capriccio nel bambino. Buona volontà, pazienza e attenzione a piccoli e semplici modelli comunicativi renderanno più sereni noi e i nostri bambini.

Alessia Locicero

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