Le condizioni energetiche e climatiche del nostro pianeta hanno bisogno di essere cambiate. Questo è ciò che deve aver pensato la Commissione Europea quando ha annunciato di avere dei traguardi ben precisi da raggiungere entro il 2030, che mirano a rendere l’economia e il sistema energetico più competitivo, stabile e sostenibile.
Si vogliono ridurre gli sprechi, incentivare lo sviluppo delle rinnovabili e ridurre le emissioni inquinanti, grazie alle norme entrate in vigore da quest’anno.
L’Europa si muove in una prospettiva che guarda al futuro per quanto riguarda lo sviluppo e si propone degli obiettivi:
Se si pensa che in Italia una delle spese maggiori è quella per l’importazione del petrolio, ci si “rizzano” i capelli. Questo è quello che succede anche alla Commissione Europea, che ha ufficializzato queste regole anche per limitare l’abuso di petrolio, una risorsa cara, limitata e molto inquinante.
Questo pacchetto clima/energia 2030 è paragonabile, se non altro per gli intenti, al protocollo di Kyoto (riduzione delle emissioni di CO2), protocollo al quale le nazioni europee non solo hanno aderito immediatamente, ma ne sono organo pulsante ancora oggi. Gli Stati Uniti, che da soliti rappresentano il 32% delle emissioni di CO2, non hanno ancora aderito alla causa (Clinton firmò, ma G.W. Bush ne annullò la firma una volta divenuto presidente) e la Russia ne è entrata a far parte da poco; in totale si stima che ad oggi circa il 62% dell’anidride carbonica rilasciata nell’aria ogni anno nel mondo è controllata dal protocollo di Kyoto, applicando delle limitazioni per evitare il surriscaldamento della terra.
Fa piacere sapere che l’Europa e con lei il resto del mondo voglia andare nella direzione giusta, come in un collettivismo globale che scalda i cuori della gente, ma non brucia il pianeta.
di Fabio Benedetti