“Ricorre oggi la Giornata Internazionale del rifugiato, indetta dalle Nazioni Unite per ricordare l’approvazione nel 1951 della Convenzione relativa allo Statuto dei rifugiati (Convenzione di Ginevra) da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Secondo L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), l’Agenzia ONU specializzata nella gestione dei rifugiati, che fornisce protezione internazionale ed assistenza materiale e persegue soluzioni durevoli per la loro drammatica condizione, nel 2018 sono oltre 70 milioni le persone in fuga dai propri Paesi a causa di conflitti e persecuzioni. E’ il livello più alto mai registrato dall UNHCR in 70 anni di attività, cifra che corrisponde oltre al doppio di quella di 20 anni fa, evidenziando un trend che non accenna a fermare la sua triste forza dirompente. Dietro quei numeri ci sono storie drammatiche di persone che scappano dai bombardamenti, invasioni militari, violenze, pericoli indicibili alle quali qualunque società civile ha il dovere di fornire una risposta più umana. Pensiamo al Nostro Mare, il Mar mediterraneo per esempio, che da luogo di incontro di civiltà culturalmente diverse oggi si è ridotto a cimitero umano. E’ una triste vicenda a cui ogni Paese tramite il proprio contributo potrebbe e dovrebbe far fronte. Noi abbiamo la grande fortuna di vivere in un Paese, dove ancora esiste un forte sentimento di accoglienza e di vicinanza a chi è meno fortunato di noi. L’Italia è in prima linea nell’adempiere ai suoi doveri di solidarietà e accoglienza, non solo per un impegno giuridico, ma anche per un alto senso morale verso coloro che fuggono da morte certa. Questa giornata ci deve ricordare che nessuno può essere lasciato solo, ma soprattutto nessun Paese deve essere lasciato solo in questa sfida comune. In tal senso ricorre forte il senso di appartenenza all’Unione Europea, che in questo quadro molto può fare come soggetto internazionale per superare le debolezze e le aporie di un sistema che ha nella diversità e nella multiculturalità e quindi nell’accoglienza i suoi tratti essenziali e qualificanti. Il superamento di una logica emergenziale a favore di una risposta a lungo termine e lungimirante deve essere concertata con tutti i paesi a livello comunitario e internazionale. Risulta necessario, soprattutto, che la politica della condivisione sia alla base della cooperazione internazionale e costituisca la premessa per ogni azione volta all’aiuto e a alla difesa del prossimo. Aprilia ha sempre sentito forte questo senso morale, condividendo ontologicamente questa naturale esigenza. Aprilia nasce come città di migranti, come città multiculturale, e aperta al diverso. Il nostro è un esempio virtuoso di come diverse regionalità potessero convivere insieme e arricchirsi reciprocamente. Noi dobbiamo dare il nostro buon esempio, affinchè una politica comune possa comporre sicurezza e legalità, da un lato, con l’aiuto, accoglienza e assistenza dall’altro. La risposta è nel nostro DNA e solamente abbandonando logiche che attentano ai principi di altruismo, tolleranza e solidarietà, principi fondanti il nostro ordine costituzionale, possiamo costruire un futuro nel pieno rispetto di tutte le culture, ma soprattutto nel pieno rispetto dell’umanità che contraddistingue il nostro paese e la nostra storia comune.”