Banche: cosa cambia dal 1 gennaio 2016?

Banche, con l’Unione Bancaria Europea nasce il “bail-in”

Dal 21 marzo con il via libera dell’Europarlamento, l’Unione Bancaria Europea è diventata realtà.

Le normative che regolano l’Unione Bancaria Europea sono state decise due anni fa, dopo il fallimento di Cipro, ma in Italia solo da qualche settimana sono state recepite.

Il concetto di fondo riguarda i fallimenti delle Banche. La buona notizia è che le Banche non falliranno, ma a risanare le loro perdite e i loro bilanci negativi saranno chiamati ad intervenire gli stessi clienti in qualità di azionisti, obbligazionisti e correntisti.

Lo prevede il concetto di “Bail-in”, in vigore dal 1 gennaio 2016, che non è un’espressione di stupore in vernacolo genovese, ma un meccanismo tramite il quale al salvataggio si provvederà dall’interno.

bail in

E’ la fine del sistema bancario italiano, per lo meno così come l’abbiamo conosciuto, ovvero come circuito di vasi comunicanti dove nulla si crea e nulla si distrugge. Da oggi c’è chi vince e c’è chi perde, c’è chi cresce e c’è chi salta.

Questo cambiamento avrà un forte impatto sulla gestione dei risparmi delle famiglie italiane ed europee, al punto che il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, lo scorso 22 aprile ha affermato: le Banche devono informare la clientela del fatto che potrebbero dover contribuire al risanamento di una Banca.

Un’affermazione piuttosto forte, che lascia di stucco i meno addetti ai lavori poco informati sui cambiamenti in atto negli ultimi due anni.

Cambiano i criteri di allocazione e di gestione del risparmio, con il bail-in la Banca diventa membro della famiglia e su ordine del Sistema Centralizzato di Risoluzione delle Crisi Bancarie (Single Resolution Mechanism) ha diritti di sequestro del patrimonio dei clienti in sole 24 ore. fabrizio-brilli

Scegliersi la Banca diventa un obbligo morale nei confronti di tutta la famiglia e la scelta non va effettuata in base a criteri di vicinanza territoriale della filiale o simpatia degli impiegati, ma va ponderata in base a criteri oggettivi di:

  • Solidità patrimoniale
  • Capacità di generare utili
  • Efficacia del modello distributivo

Perdonate la troppa tecnicità delle prossime righe, ma sono necessarie per una corretta comprensione dell’argomento.

Vediamo come è possibile scavare alla ricerca di queste informazioni. Tramite gli indici patrimoniali è possibile capire quanto vale realmente la nostra Banca.

A questo link http://www.evaluation.it/rubriche/ratios-multipli/  si può ricercare qualsiasi banca quotata e verificare diversi indici patrimoniali tra i quali il Price Book (Prezzo/Libro), indica il valore di mercato dei libri contabili di una società, ovvero: del patrimonio che la Banca dice di avere quanto questo è realmente considerato esistente dal mercato. Per valori inferiori a 1 significa che il mercato giudica negativamente il valore dei libri contabili. Tra questi indici troviamo anche il ROE (return of equity), ovvero il ritorno dagli investimenti, indica la capacità della governance della Banca di avere utili dai propri investimenti. Una Banca che ha perdite dai propri investimenti, figuriamoci come possa gestire gli investimenti dei propri clienti.

Consultando i bilanci della vostra Banca potete valutare la sua capacità di generare utili. Le maggiori Banche tradizionali italiane negli ultimi 5 anni hanno avuto bilanci negativi e in alcuni casi fortemente negativi.

Riguardo al modello distributivo, occorre considerare la velocità con cui la Banca è in grado di adattarsi al cambiamento che la tecnologia sta portando nel sistema bancario italiano. Un numero elevato di filiali, molto spesso deserte, sono diventate un problema al quale le Banche devono porre rimedio nel più breve tempo possibile. Le operazioni on-line aumentano a dismisura ed i costi della struttura della filiale giustifica la loro chiusura, in molti edifici della nostra città al posto di una Banca ora c’è un ristorante.

Concludendo il mio consiglio è di mettere tutto il patrimonio familiare sul tavolo, notate bene che ho scritto sul tavolo e non sotto al materasso, per rivedere l’asset allocation, ovvero il modo in cui il vostro patrimonio è distribuito nei vari investimenti, che siano mobiliari (attività finanziarie) ed immobiliari.

Fabrizio Brilli

3 Responses to Banche: cosa cambia dal 1 gennaio 2016?

  1. maurizio valenzi

    Per quanto mi riguarda, credo che una cifra che non superi i 50.000 euro non conviene più metterla in banca, ci sono altre soluzioni.

  2. A questo punto chi mi dice che le banche con loro artifici di bilanci
    falsi facciano di proposito il fallimento per prendersi i risparmi
    investiti della povera clientela Visto che nessuno le controlla?
    Vedi Banca D’Italia e Consob assenti nella vigilanza.

    MI SEMBRA UN COMPLOTTO CONTRO IL RISPARMIO.
    LA COSTITUZIONE DICE CHE IL RISPARMIO DEVE ESSERE TUTELATO.

    BANCHE INNAFFIDABILI.

  3. Carissimo Luigi, ti ringrazio per il tuo commento che mi dà modo di approfondire questo discorso che è diventato di ampio dominio pubblico in questi giorni.

    Da professionista del settore non dovrei dirlo, ma sono d’accordo con te che i bilanci delle banche sono per la maggior parte falsi, finché non arrivano le ispezioni della Banca d’Italia che fa uscir fuori i dati effettivi.
    A me sembra che la vigilanza sia presente, tanto è vero che Banca Marche e Banca Etruria erano commissariate da Banca d’Italia … Significa che Banca d’Italia è andata dal consiglio di amministrazione di quelle banche e gli ha detto:” siete incapaci di gestire queste banche, da adesso per due anni le gestiamo noi!!!”

    Con l’Unione Bancaria Europea i controlli sono aumentati, avrai sentito parlare nel corso di questo anno di stress test? Sono i controlli che la Bce fa alle banche di grandi dimensioni per valutare se sarebbero in grado di superare una crisi ad esempio come quella del 2008, dal prossimo anno verranno fatti gli stress test anche alle banche di medie dimensioni.

    Penso che l’ultima cosa che farebbero le banche è manipolare i loro bilanci da renderli peggiori di quelli che sono, hanno sicuramente l’interesse ad apparire più belle per attrarre maggiormente clientela ed essere poco solidi patrimonialmente significherebbe poter perdere clienti.

    Quello che a parer mio risulta essere il vero problema, è la mancanza di cultura finanziaria, non solo nei risparmiatori ma anche negli operatori che in banca vendono prodotti ai loro clienti.

    Considerare un titolo obbligazionario come un titolo sicuro oggi è un errore che potrebbe diventare irreparabile.

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