Reggia di Caserta e Versailles

Reggia di Caserta e Versailles a confronto

Due creazioni simbolo di un’epoca storica, in due nazioni diverse culturalmente ed economicamente
Da molti considerata una semplice imitazione di quella di Versailles, la nostrana Reggia di Caserta presenta invece delle caratteristiche peculiari e una bellezza tale da essere un’opera d’arte a sé. Costruita a partire dal 1752 per volere di Carlo III di Borbone, essa doveva rappresentare nelle intenzioni dei reali napoletani la degna sede del governo.

I Borboni da tempo pensavano di trasportare la residenza governativa in un luogo più sicuro poiché avevano presentito che Napoli era facilmente attaccabile dal mare. La scelta cadde su Caserta, non solo perché più decentrata nell’entroterra, ma anche perché i luoghi apparvero da subito più salubri rispetto alla tumultuosa capitale. Non fu facile decidere a quale architetto affidare la costruzione dell’imponente opera: la scelta cadde sul maestro Pietro Vanvitelli che in quegli anni già lavorava per conto del papa alla costruzione della Basilica di Loreto. I lavori furono rapidi fino al 1759: infatti, dopo la salita al trono di Madrid di Carlo III, i successori furono meno attenti alla realizzazione del complesso reale; tuttavia da Ferdinando I e da Gioacchino Murat (cognato di Napoleone) il Palazzo continuò a svilupparsi. Fu nel 1845, quando ormai l’agonizzante Regno borbonico volgeva al termine fino alla grottesca reggenza di Francesco I, che i lavori si fermarono definitivamente. Non si può pero dire che la Reggia di Caserta sia un’opera incompiuta, forse qualcosa non fu realizzata in maniera esemplare a causa delle difficoltà economiche nel reperire manodopera a basso prezzo, come ad esempio il viale che, lungo venti chilometri, avrebbe dovuto collegare la residenza casertana a Napoli. La Reggia, come ebbe a definirla il noto storico dell’arte Gino Chierici nel 1930, è “una delle creazioni planimetriche più armoniche, più logiche, più perfette dell’architettura di tutti i tempi” ed infatti basta visitarla o guardare delle immagini per comprendere la meraviglia di chiunque la visiti.

La perfetta armonia dell’edificio è resa ancora più maestosa dalla presenza del vasto parco lungo ben 3 km e vasto 120 ettari, diviso in due giardini (all’italiana e all’inglese) abbelliti dalla presenza di sei fontane e di una grande cascata. La residenza palatina, a sua volta, si compone di 1200 stanze tra le quali primeggiano per importanza le stanze matrimoniali dei reali, la cappella, la biblioteca, il teatro di corte e soprattutto la Sala del Trono che situata nel cosiddetto appartamento nuovo veniva utilizzata per ricevere sovrani, ambasciatori, delegazioni e ovviamente come era costume nell’assolutismo di quell’epoca per fastose maratone di balli, feste e banchetti. La maestria dei Borboni arrivò anche a dotare ogni bagno di vasche e bidet che i forse meno igienici sabaudi definirono nell’inventario del nascente Stato italiano “bacili a forma di chitarra di uso sconosciuto”.
La famosa Reggia di Versailles, voluta da Luigi XIV (il Re Sole), fu costruita a partire dal 1661. I Borboni francesi la costruirono per rappresentare materialmente l’assolutismo monarchico, per trasformare in materia il motto “l’Etat c’est moi”. Però la grande costruzione d’oltralpe sebbene più antica ed estesa rispetto alla casertana reggia dei cugini partenopei è da considerarsi un’opera architettonica propria della cultura monarchica francese.
Visitare la Reggia di Caserta non è come sostenuto da certuni la visita ad una Versailles in miniatura: cambiano le pietre, le piante tipicamente mediterranee di Napoli e del suo golfo, cambiano soprattutto le atmosfere che vi si respirano, è vero c’è meno “grandeur”, ma i panorami risultano più ampi, caldi e soleggiati. Si respira un’aria più composta e attenta a quelle che furono le esigenze delle popolazioni meridionali governate dai Borboni di Napoli rispetto allo scarso interesse che i Luigi XIV, XV e XVI ebbero per il vessato terzo stato pre-rivoluzionario.

Cristina Farina

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