ANPI di Aprilia: una class action per l’incendio della Loas.

La sezione di Aprilia dell’ANPI interviene sul caso dell’incendio della Loas proponendo una Class Action.

“Un disastro ambientale di enormi proporzioni. Che fare? Con il passare delle ore e dei giorni, un vero e proprio disastro ambientale si è rivelato l’incidente occorso all’Azienda per il trattamento dei rifiuti denominata Loas. Il tristissimo spettacolo dell’incendio a cui i cittadini di Aprilia hanno assistito il 9 Agosto e, nelle successive ore e giorni, l’aria irrespirabile di plastica bruciata che ha interessato anche le zone costiere di Anzio e Nettuno, ne hanno confermato l’estrema gravità: sia per la quantità delle sostanze cancerogene emesse e che continuiamo a respirare, sia per la qualità delle stesse che, anche a combustione domata, sono in grado di fissarsi per lungo tempo sul terreno e nelle falde acquifere con conseguente danno per le persone e per i prodotti agricoli ortofrutticoli della zona. E’ quanto, in buona sostanza, ci ha confermato, nei rilevamenti,  l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (ARPA) che sta continuando i controlli”” spiega in una stampa l’ANPI – Vittorio Arrigoni.

“La Procura della Repubblica di Latina ha aperto un’indaginecontro ignoti. Le prime evidenze mostrano anche gravi mancanze nelle misure di sicurezza antincendio e una quantità oltre il consentito dei rifiuti presenti nell’azienda di stoccaggio. E’ il solito gioco dell’interesse privato e del massimo profitto, con la fattiva e preziosa partecipazione di chi doveva e non ha saputo o voluto controllare la regolarità dell’impianto e del volume delleconcessioni in un settore, come quello del trattamento dei rifiuti su cui, come sappiamo da precedenti simili eventi sul nostro e su tutto il territorio nazionale, operano organizzazioni criminali senza scrupoli. Ma in attesa che l’indagine ci porti dei risultati e puniscaseveramente i responsabili, non ci accontenteremo della speranza, vogliamo questa volta non chiudere la faccenda con la formula per qualcuno rassicurante delle “indagini in corso”. Come cittadini ci costituiamo come parte offesa. Offesi da un privato che sulla nostra pelle ha di mira esclusivamente il profitto, ma offesi anche dalle inadempienze delle Istituzioni a noi “vicine”: Comunali, Provinciali, Regionali che dovrebbero avere a cuore il diritto alla salute e alla dignità delle persone”. Prosegue l’ANPI.

“Sappiamo quanto il balletto delle “competenze ai controlli” è servito negli anni ad annacquare le responsabilità, a rallentare i processi, a “normalizzare” fino alla amnesia collettiva. Questo trappolone lo conosciamo bene e vogliamo non ricaderci. Chiediamo dunque la partecipazione delle Associazioni, delle Organizzazioni sindacali e partitiche di tutto il territorio interessato da questo disastro a formulare ipotesi di azione collettiva ma efficace nell’esclusivo interesse della sostenibilità sociale ed ambientale. Anche in ragione dei principi costituzionali che su questi temi sono di una chiarezza indiscutibile ma che sono stati tante volte e platealmente disattesi, come abbiamo potuto costatare, tra l’altro, in occasione dell’emergenza coronavirus.L’articolo 32 recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività…” e l’articolo 41, a proposito dell’impresa privata, precisa: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da arrecare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana” ed aggiunge, nel secondo comma: “La legge determina  i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.””

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