Il TAR nega il conferimento dell’umido a Rida. Altissimi pronto a continuare la battaglia

La sentenza arriva dopo 5 anni e sostiene la posizione della Regione Lazio. Il patron Altissimi non ci sta: “Sentenza che serve a qualcuno”

Prosegue sul fronte giudiziario la lotta di Rida Ambiente contro le Istituzioni.

Pochi giorni fa, infatti, il TAR del Lazio ha emesso la sentenza sul contenzioso aperto nel 2013 dalla stessa Rida nei confronti della Regione Lazio, la quale aveva negato il conferimento della parte umida dei rifiuti organici nell’azienda apriliana.

Il pronunciamento è stato in favore della Pisana, ma l’Amministratore Unico Fabio Altissimi è pronto ad impugnare la sentenza:

Prendiamo atto – afferma il numero uno di Rida – della pronuncia del Tar del Lazio.

All’esito un contenzioso vecchio di quattro anni, esso conferma la diffida della Regione Lazio del giugno del 2017.

Ma noi continuiamo a lavorare serenamente e seriamente come fatto sino a oggi.

I nostri legali sono al lavoro per valutare il da farsi e, per ora, possiamo comunque dire che ci sembra si tratti di una sentenza profondamente inesatta e quindi ingiusta.

Siamo convinti che le motivazioni date dai giudici si basino su presupposti assolutamente infondati e del tutto contrari a fatti documentalmente accertati.

Tant’è vero che già in sede di appello cautelare non avevano persuaso il Consiglio di Stato.

Il giudice d’appello, infatti, aveva emesso una ordinanza che aveva accolto il ricorso cautelare di Rida sulla stessa questione.

Nella pronuncia si fa riferimento a delle analisi richieste dal Tar e mai consegnate, ma si tratta di una mistificazione della realtà.

Un pronunciamento dove si confonde – prosegue Altissimi – un impianto per i rifiuti liquidi con uno per i rifiuti solidi.

O si fanno affermazioni sorprendenti, in palese e inspiegabile contraddizione con tutti gli atti del giudizio”.

Il patron Rida annuncia di voler mettere in campo tutte le azioni necessarie al fine di contrastare la sentenza del Tar.

Le battaglie contro gli enti pubblici non sono ancora finite per l’azienda di Via Valcamonica.

di Massimo Pacetti

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