Lezioni di “Infinito” all’istituto Garibaldi di Aprilia. Tra i banchi la modernità di Leopardi

Può ancora Giacomo Leopardi incantare i giovani del ventunesimo secolo? Questa è la scommessa dell’istituto comprensivo che ha ospitato la scrittrice Margherita Senatore nel bicentenario del celebre “Infinito”.

Giovedì scorso, presso la scuola media Menotti Garibaldi di via Fermi ad Aprilia, si è tenuto l’incontro degli studenti con la docente e scrittrice Margherita Senatore. L’occasione è scaturita dal bicentenario della pubblicazione della poesia L’Infinito, pubblicata nel 1819.

“Leopardi non era una persona facile, bensì altera, e con un carattere difficile – spiega la docente consegnando subito agli alunni di terza le fragilità del geniale poeta – era affetto da astenopia, quel disturbo visivo dovuto all’eccessivo sforzo per l’accanito studio che lo porterà ad una graduale cecità, ed altri mali ancora che lo affliggeranno per tutta la vita, come la cifoscoliosi. Era una personalità irrequieta che voleva fuggire da Recanati, ambiente troppo provinciale e chiuso per lui”.

Con rara capacità di rapire l’attenzione dei giovani uditori su tale personalità così difficile e complessa, la Senatore ha introdotto magistralmente i temi dell’Infinito. “Cos’è l’infinito per il poeta? La prima idea la troviamo nel  mondo della conoscenza che sin da bambino Leopardi aveva coltivato grazie alla grandiosa biblioteca paterna, e fino allo stremo delle sue forze”. La scrittrice ha proseguito passando all’interpretazione dei numerosi simboli ed alle metafore presenti nella meravigliosa lirica. “La siepe, oltre la quale c’è il buio che induce a sviluppare l’immaginario, i sogni, il desiderio di andare al di là delle mura del palazzo; gli spazi infiniti, i silenzi sovrumani, la profondissima quiete. Per evadere, forse, da quella fredda casa priva di affetto?”. Ma cosa si muove dentro l’animo di un genio? “Mirava all’eterno Leopardi – ha spiegato la docente – e concepiva l’infinito come sentimento e non come concetto>. La studiosa del nostro grande poeta romantico ha invitato, poi, i giovani studenti a soffermarsi sulle atmosfere a lui care con preziosi rimandi ai noti versi, come quel: naufragar m’è dolce in questo mare ricordando, a questo proposito, la triste sorte dei giovani migranti che arrivano sulle nostre coste, spesso a morire per lo struggente bisogno di evadere. In chiusura la Senatore, con un monito, ha esortato i giovani a riflettere sul pericoloso mondo del virtuale che può trasformarci in robot e non assicurarci la felicità che cerchiamo, presente nell’aspetto spirituale. Pertanto, si rende necessario coltivare la propria interiorità, sognare l’oltre la siepe per ‘assaporare’ quel ‘dolce naufragar’ in grado di alimentare la nostra creatività”.

“L’infinito – conclude la scrittrice – concilia l’io con il non io, ti consente di indagare, accogliere l’altro da te nel continuo tentativo di superare gli ostacoli che la vita ti riserva, come ha sempre cercato di fare Giacomo Leopardi nel corso della sua breve esistenza”. Una straordinaria lezione di vita che ha lasciato un prezioso segno ed un orizzonte agli studenti.

 

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