Plastica: veleno per il corpo e per l’ambiente

I danni dovuti alla produzione, il trasporto

e il deterioramento delle bottiglie dell’acqua

Dott.ssa Valentina Alfonsi – Manager Eco-Logic

Negli ultimi anni, il consumo di acqua in bottiglia in Italia è aumentato esageratamente. Nel 2011 sono stati imbottigliati ben 12.350 miliardi di litri e questo rende il nostro Paese uno dei primi al mondo per consumi di acqua in bottiglia. Degli oltre 12 miliardi di litri imbottigliati, 11,3 sono stati consumati in Italia nel 2011, di cui l’80% confezionato in bottiglie di plastica. In un anno sono state prodotte circa 6 miliardi di bottiglie, per 240 milioni di chili di plastica, pari a circa 540 milioni di litri di petrolio utilizzati, con un impatto nelle emissioni in atmosfera pari a circa 1,2 milioni di tonnellate di CO2 per la sola produzione delle bottiglie.

Anche la fase del trasporto influisce non poco sulla qualità dell’aria: secondo i dati Mineracqua, il 15% delle bottiglie viaggia in treno e il restante 85% va da nord a sud trasportato per chilometri su camion con una media di 400 km e con massimi fino a 1300 km. Infatti, l’imbottigliamento e il trasporto su gomma di 100 litri d’acqua che viaggiano per 100 km producono emissioni pari a 10 kg di CO2, oltre le emissioni di sostanze inquinanti provenienti dai motori diesel dei camion come PM10, ossidi di azoto, etc. Altro problema è la destinazione delle bottiglie dopo l’uso: solo poco più di un terzo di queste viene avviato correttamente a riciclo, il restante 64% finisce invece in discarica, in inceneritori o disperso nell’ambiente. La plastica crea importanti danni anche al nostro organismo. Alcuni elementi chimici componenti della plastica stessa sono altamente tossici: primi fra tutti il Bisfenolo A e l’Antimonio. Queste sostanze vengono liberate nell’acqua quando le bottiglie in plastica vengono riscaldate: sembra ovvio il collegamento tra il trasporto su ruote e l’inevitabile innalzamento della temperatura delle bottiglie in plastica. Il Bisfenolo A in dosi elevate può provocare sterilità maschile: l’esposizione a questo elemento peggiora la qualità e la motilità dello sperma e, nei casi più gravi, provoca malformazioni al pene. Una bassa esposizione ad Antimonio provoca irritazione oculare, perdita di capelli, danni ai polmoni, problemi cardiaci e infertilità. Se l’esposizione è elevata si provocano invece danni al cuore, ai polmoni, ai reni e al fegato. Le stesse aziende produttrici sconsigliano di riutilizzare le bottiglie in plastica, proprio per evitare l’ulteriore deterioramento del materiale e la conseguente liberazione di queste sostanze. Ci vuole impegno e pianificazione per abbandonare l’ormai radicata costosa dipendenza dall’acqua imbottigliata. È indispensabile rinunciare a questo materiale per il bene della nostra salute e dell’ambiente, ormai troppo inquinato e fragile. Una sana alternativa è quella di installare in casa un impianto di depurazione per bere l’acqua del rubinetto, possibilmente un impianto ad osmosi inversa, ed adoperare bottiglie riutilizzabili, che certo non sono di plastica.

FONTI: Dossier di LEGAMBIENTE, Marzo 2013

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