Caso Kyklos: parla l’avvocato della Mira

Avvocato Di Silvio: : “Noi abbiamo le certificazioni che dovevamo ritirare un rifiuto speciale, ma non tossico”

L’11 agosto saranno effettuati i prelievi sulle cisterne dei mezzi dell’azienda Mira di Viterbo poste sotto sequestro dopo la tragedia. L’Arpa ha effettuato i prelievi nella vasca dell’impianto Kyklos e in un contenitore presente sotto i mezzi che stavano ritirando il percolato, ma non nelle cisterne dei mezzi stessi per motivi di sicurezza.  Intanto alle 16 di questo pomeriggio è iniziato l’esame autoptico sulle salme, in serata si sapranno i primi risultati.

L’avvocato dell’azienda Mira di Viterbo, Angelo Di Silvio, sottolinea: “Noi abbiamo le certificazioni  che dovevamo ritirare un rifiuto si speciale, ma non tossico, per cui non erano necessarie particolari precauzioni. L’11 agosto tutte le parti saranno presenti ai prelievi sulle cisterne dei mezzi per verificare se la stessa sostanza presente nelle vasche si trovi anche all’interno delle cisterne. Una cosa è certa l’ultimo viaggio di carico e scarico di percolato l’azienda, che rappresento, lo ha fatto proprio alla Kyklos venerdì scorso. La Kyklos dalle ultime analisi effettuate avrebbe dovuto capire che si stava innescando una reazione chimica con l’acido solfidrico e poteva avvisare le aziende che operavano. In ogni caso la prova del nove l’avremmo l’11 agosto con i prelievi all’interno delle cisterne della Mira”.

Secondo la prima ricostruzione uno dei due operai era sulla cisterna ad aprire la valvola di sfiato mentre la pompa aspirava il percolato quando, improvvisamente, è stato investito da una  nube letale, l’altro operaio, accortosi dell’accaduto, è salito sulla scala per aiutare il collega e, a sua volta, ha respirato il gas mortale ed è caduto dalla scala. Sono subito giunti i soccorsi, ma per Fabio e Roberto, non c’era più nulla da fare. Altri due operai, che lavoravano nell’impianto, si sono avvicinati per i soccorsi e si sono sentiti male tanto da ricorrere alle cure del pronto soccorso locale.

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“Una tragedia che lascia nello sgomento – conclude l’avvocato – soprattutto perché poteva essere evitata se ci fosse stata la giusta informazione”. L’acido solfidrico si usa negli scrubber, in alcuni impianti, per abbattere gli odori, lo scrubber è un’apparecchiatura che consente di ridurre la concentrazione di sostanze presenti in una corrente gassosa, solitamente polveri e microinquinanti acidi. L’Arpa rileva che l’acido solfidrico è “caratterizzato da una spiccata tossicità a elevate concentrazioni” e “in quantità superiore alle 1000 parti per milione provoca collasso immediato con soffocamento anche dopo un singolo respiro”. Una tragedia inaccettabile perché anomala, dato che il percolato non è generalmente catalogato come un rifiuto tossico. Si tratta di una sostanza liquida che nasce da infiltrazioni d’acqua nelle masse di rifiuti. L’Arpa sostiene che “è altamente probabile che le esalazioni siano state caratterizzate da elevatissime concentrazioni di acido solfidrico”. Talmente potenti da uccidere praticamente sul colpo persino all’aperto.

I residenti della zona sono preoccupati e in agitazione per l’accaduto e chiedono agli organi competenti di fare chiarezza quanto prima per la loro incolumità.

 

 

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