Porcelli su caso Kyklos: e il sindaco rimane con le mani in mano.

Dopo la chiusura dello stabilimento, il capogruppo Sel esorta a prendere misure immediate a tutela della salute pubblica.

Immobile e taciturno dinnanzi alla tragedia. Questo il ritratto che il capogruppo Sel C.Porcelli fa del nostro Primo Cittadino Antonio Terra, che a due settimane dall’incidente presso lo stabilimento Kyklos -costato la vita a due operai- e ad una dalla chiusura d’urgenza dello stabile, non ha ancora preso misure a tutela della salute dei residenti in Zona Campoverde, né tantomeno si è espresso a riguardo.
«Perchè l’unica preoccupazione del sindaco Terra sembra essere l’arrivo dei rifiuti che provengono dalla Capitale e non il quantitativo di fanghi che arrivano fuori dall’Ato 4 e che vengono trattati all’interno dello stabilimento Kyklos? E come mai il sindaco, a distanza di due settimane dalla tragedia costata la vita a due operai, non solo non si è espresso ma non ha neanche messo in campo misure a tutela della popolazione residente, preoccupata da anni dei danni alla salute che potrebbe provocare l’ esposizione alle emissioni odorigene nella zona?».

Questo l’acceso intervento del Consigliere Carmen Porcelli, in merito alla chiusura d’urgenza del sito di via Le Ferriere, disposta dal magistrato titolare dell’inchiesta Luigia Spinelli, che aprirà  le porte di nuovo lunedì mattina, ma solo per consentire ai tecnici di effettuare gli ultimi rilievi.

porcelli «La politica che Acea sta conducendo nella nostra regione, “acquisizione e potenziamento di impianti funzionanti” – prosegue il capogruppo di Sel – lascia aperti pochi dubbi sul destino dei fanghi di depurazione: acquisendo gli impianti attualmente funzionanti nel Lazio potrebbe smaltire le 300 mila tonnellate di fanghi che vengono prodotte annualmente; solo 40mila di queste vengono smaltite alla Kyklos per realizzare il compost, ma nessuno si è chiesto finora quale è la provenienza di questi fanghi. Certamente non sono fanghi che provengono dal bacino di gestione e depurazione delle acque in cui ricade la nostra provincia, dunque Ato 4.  Le preoccupazioni legittime dei cittadini di Aprilia si concentrano sui rifiuti in arrivo dalla Capitale: ma perché si preferisce tacere sulle tonnellate di fanghi e frazione organica e non si dice tutta la verità?».L’ esponente del centrosinistra non manca di mettere in evidenza anche quello che è stato l’atteggiamento tenuto dal sindaco Antonio Terra e dell’assessore Alessandra Lombardi sulla vicenda, soprattutto dopo le omissioni registrate in questi mesi alle prescrizioni contenute nella mozione approvata nel novembre dello scorso anno dal consiglio comunale.

«Non si comprende come mai il Comune di Aprilia non abbia ancora assunto provvedimenti a tutela della popolazione residente: non solo il Comune non ha mai contrastato, come invece fatto dall’ amministrazione comunale di Nettuno che ha promosso un ricorso al Tar di Latina contro l’ ampliamento del sito Kyklos e la realizzazione di un impianto per la produzione di energia, il progetto di potenziamento dell’impianto, ma all’indomani dell’ incidente avvenuto lunedì 28 luglio scorso non ha messo in campo le medesime misure nei confronti della popolazione. Il Comune di Nettuno ha istituito un numero verde a disposizione della popolazione per segnalare eventuali malori provocati dalle emissioni maleodoranti provenienti dal sito, emissioni che in questi giorni si sono fatte sempre più insopportabili».

Conclude la Porcelli rivolgendosi all’Assessore all’Ambiente: «Infine inviterei l’ assessore Lombardi, alla luce dei primi dati allarmanti sulla presenza di sostanze che hanno reso necessaria la chiusura del sito, a chiedere all’ Arpa di effettuare analisi sui terreni che sorgono nei dintorni dello stabilimento Kyklos ed eventualmente anche su quelli trattati con il compost prodotto dall’ azienda. Senza voler condannare nessuno preventivamente, ma quando si parla della salute bisogna mettere in campo ogni forma di tutela».

kyklos

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