Troppa confusione nel sistema sanitario

Il Tribunale per i Diritti del Malato mette in luce nuove contraddizioni del sistema sanitario

Migliorare il sistema sanitario locale sembra una chimera.

Ma questo non perché sia effettivamente un compito arduo ed impossibile.

Semplicemente perché quando lo si fa, non si riesce a mettere in pratica nel migliore dei modi le buone idee proposte.

Il Tribunale per i Diritti del Malato, che, ricordiamo, opera all’interno della ASL di Via Giustiniano, ha posto all’attenzione delle nuove criticità.

Nuove per modo di dire, ne senso che riguardano argomenti già più volte trattati.

Si è tornati infatti a parlare delle visite specialistiche e dei PDTA.

Si tratta dei Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistiti, ovvero l’indirizzamento del paziente dal medico di famiglia ad uno specialista.

Se per i casi “acuti”, cioè eventi legati a singoli episodi di malessere, la questione non presenta particolari difficoltà.

Quando si entra nel discorso cronicità, invece, le cose cambiano.

In peggio.

Un esempio pratico

Per rendere al meglio il quadro dell’attuale situazione, i responsabili del TDM propongono un esempio pratico:

“Il medico di famiglia richiede una prima visita per un paziente con una sospetta patologia respiratoria.

Come prima visita si paga il ticket.

Nel caso in cui lo specialista accerti la cronicità della malattia, il paziente ottiene l’esenzione per patologia.

Da questo momento in poi il paziente non paga più ticket, a condizione però che tutte le richieste per le successive visite di controllo vengano prescritte solo dallo specialista.

Il quale teoricamente prende in carico e segue il paziente.

Questa cosa però succede raramente, perché i relativi PDTA quasi non esistono.

Ed anche dove esistono, lo specialista non può prescrivere comunque una visita di controllo oltre i sei mesi.

Per cui, se il paziente necessita di rinnovare dopo questo periodo il piano terapeutico, si deve recare dal proprio medico.

Il quale suo malgrado può solo richiedere una prima visita che è a pagamento.

Questo perché nel sistema, o meglio, nel software utilizzato per emettere e quindi stampare la ricetta dematerializzata è stata tolta la possibilità al medico di fare la richiesta per una visita di controllo anche al malato cronico con accertata esenzione.

Può infatti solo rifare una prescrizione per una prima visita, che non è necessaria.

Ma è il solo modo per reindirizzare il paziente dallo specialista.

Paziente che è quindi costretto a pagare il ticket“.

In sostanza, quello che poteva essere un circuito virtuoso si trasforma nel proverbiale circolo vizioso.

Appare assurdo che la pianificazione di una rete di supporto ed aiuto per malati cronici vada a provocare i maggiori danni proprio a loro.

Ed appare ancora più assurdo che questo non sia stato subito chiaro a chi ha redatto i piani per i PDTA.

di Massimo Pacetti

One Response to Troppa confusione nel sistema sanitario

  1. sembra un sistema malvagio per far pagare più tiket senza aumentare gli importi.
    forse sperano che il popolo beota non se ne accorga…

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