Tattoo- changing per cancellare un ricordo

Una tendenza dell’ultimo periodo è quella di ritoccare i tatuaggi che rappresentano qualcosa in cui non si crede più

“Un uomo senza tatuaggi….è invisibile agli Dei” (Proverbio)

Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, il numero degli italiani che segna in maniera indelebile la propria pelle continua ad aumentare.
Sono circa sette milioni le persone che scelgono consapevolmente di voler fermare sulla pelle un momento della propria vita, un pensiero, il nome di qualcuno che si ama o decorare il proprio corpo come fosse una tela con finalità puramente estetiche.
L’indagine è stata effettuata in collaborazione con l’IPR marketing su un campione di quasi 8000 persone rappresentativo della popolazione italiana dai dodici anni in su.
“Si tratta di un fenomeno in crescita che va osservato con attenzione per le sue ricadute sanitarie – afferma Walter Ricciardi, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità – è importante studiare il fenomeno nel suo complesso cercando di comprendere anche chi è la popolazione che si rivolge ai tatuatori per contribuire più efficacemente alla formulazione di una normativa specifica sulla sicurezza dei tatuaggi alla quale siamo stati inoltre chiamati a collaborare in sede europea”.

Una tendenza dell’ultimo periodo è quella di ritoccare i tatuaggi che rappresentano qualcosa in cui non si crede più o che non rispecchia i gusti e i desideri attuali.

tattoo-changing

Oggi cancellarli definitivamente non è più l’unica soluzione: il 51% dei ‘tatuati-pentiti’ infatti vuole modificarli o sostituirli, seguendo la tendenza del ‘tattoo-changing’ che fa del corpo una lavagna da ridisegnare. Il ‘ritocco’ del tatuaggio è una tendenza in continua ascesa inaugurata negli Stati Uniti da attori del calibro di Angelina Jolie e Johnny Depp e che ha contagiato anche gli italiani.

Secondo uno studio condotto da Quanta System Observatory su circa 1600 italiani di età compresa tra i 18 e i 60 anni, un ‘pentito’ su 2 punta a sostituire il tatuaggio con uno nuovo, mentre il 26% ne camuffa solo una parte per modificarne il significato per fini estetici (13%) o per eliminare definitivamente un ricordo difficile da lasciarsi alle spalle (10%). Tra i tatù più trasformati i nomi degli ex (58%), le citazioni celebri (45%) e i disegni tribali (41%).

Dalla ricerca emerge anche un identikit di chi non li vuole più: il 54% delle donne tatuate e il 48% degli uomini ha dichiarato di volere rimuovere o cambiare un tatuaggio sulla propria pelle. La maggior parte ha tra i 30 e i 40 anni (68%), mentre la percentuale scende al 45% tra i 18 e i 29 anni e al 41% tra gli over 40. Tra di loro ci sono manager (23%), professionisti (21%), impiegati statali (18%), insegnanti (15%), impiegati (11%) e operai (9%)

Il tattoo- changing, non un vero e proprio pentimento, ma più accettazione e consapevolezza del mutamento che accompagna e abbraccia tutte le categorie.

Alessia Locicero

 

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