Il Kiwi in cucina

Oltre all’altissimo contenuto di vitamina C, il kiwi è ricco anche di potassio, rame, ferro e vitamina, che combinati insieme gli conferiscono proprietà antiasettiche e antianemiche

L’actinidia, la pianta che produce kiwi, è stata definita “la novità frutticola del XX secolo” perché nella storia dell’agricoltura solo poche altre specie esotiche hanno raggiunto una notorietà e un’espansione simile. Ciò è dovuto soprattutto alla capacità di adattamento anche in ambienti lontani dalla sua zona d’origine, la Cina e soprattutto la Nuova Zelanda, che l’ha fatta conoscere al mondo. Il consumo pro capite, sia del frutto fresco, sia dei derivati, come succhi, vini e prodotti sciroppati sono in continuo aumento. Anche grazie all’immagine salutistica che accompagna il kiwi: a valori di zuccheri, fibra, bioregolatori e sali minerali paragonabili a quelli di pesche, mele e agrumi, l’actinidia presenta un rapporto sodio/potassio pressoché ottimale riferito al fabbisogno nutrizionale.

A conferirgli un elevato valore dietetico e nutrizionale è il contenuto di vitamina C che non trova confronti in alcun frutto coltivato nel nostro emisfero. E’ quindi utilizzato sia allo stato fresco sia in cucina per preparare sfiziosi piatti: dolci (crostate, macedonie, gelati) e salati (affettato con il prosciutto, o strofinato su una bistecca prima di essere passata ai ferri in modo da renderla più morbida, come la classica Auckland Steack, piatto neozelandese).
Oltre all’altissimo contenuto di vitamina C, il kiwi è ricco anche di potassio, rame, ferro e vitamina, che combinati insieme gli conferiscono proprietà antiasettiche e antianemiche. Possiede anche un’azione rinfrescante, dissetante e diuretica, potenzia le difese immunitarie e protegge la parete vascolare. Ottimo per chi ha problemi di vene varicose, anemia, colesterolo, osteoporosi e depressione.

Ma come riconoscere un buon kiwi? In linea generale occorre diffidare di quelli venduti a meno di 2 euro al kilo; il frutto deve presentarsi con la buccia integra e quindi senza segni particolari, con una forma regolare e non deve essere né troppo maturo né troppo morbido, per poter essere consumato in assoluta tranquillità.

Maria Adamo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *