Pinsa o Pizza?

Sono nate in questi anni scuole di formazione professionale dove vengono formati maestri “pinsaioli” che ogni giorno fanno conoscere questa eccellenza italiana nel mondo

La Pinsa è un tipo di focaccia simile alla pizza, prodotta principalmente nel Lazio.
Il suo nome deriva dal latino “pinsere”, allungare, verbo che spiega anche la forma di questo fantastico prodotto romano che presenta una forma ovale e vanta di maggiore digeribilità rispetto alla pizza tradizionale per via di un impasto più leggero e per la presenza di acqua fredda.
Al tempo dell’antica Roma imperiale, la pizza moderna non era altro che un impasto ottenuto dalla macinazione di cereali quali miglio, orzo e avena e in seguito anche farro, con l’aggiunta di sale, erbe aromatiche e acqua fredda, steso successivamente in una sfoglia di forma ovale o rettangolare e messo a cuocere su una pietra usando il calore delle braci.

L’attuale Pinsa utilizza un impasto diverso, basato su una miscela di farina di frumento tenero, farina di soia, farina di riso e pasta madre.
La Pinsa Romana nasce nel 2001 da un’idea di Corrado Di Marco, discendente di una delle più antiche famiglie di panificatori romani.

Pinsa Romana

Pinsa Romana

Un nuovo concetto di pizza, che il consumatore è in grado di riconoscere e distinguere dalla “comune” pizza per il suo sapore di pane antico e per la sua altissima digeribilità.
Il segreto del grandissimo successo della Pinsa è nel mix ideato da Corrado Di Marco che, nel 2001, inserisce per la prima volta la farina di riso nel processo di produzione, questo ingrediente è stata una vera e propria rivoluzione nel campo della pizza, mai nessuno aveva sfruttato la qualità di assorbimento d’acqua e di digeribilità del riso nella panificazione.
Quando si parla di Pinsa però, non si parla solo di rivoluzione, ma anche di riscoperta e rivisitazione di processi antichi, ed è qui che viene riproposta la”pasta madre”.
La ricetta classica utilizza un mix di farine diverse, grano tenero, soia e riso impastate con acqua rigorosamente fredda (l’acqua nel caso della pinsa rappresenta ben il 75%-80% dell’impasto!) e lievito in quantità molto basse; l’impasto, viene lasciato lievitare per minimo 24 ore e massimo 150 ore, ed è questo che rende la pinsa fragrante, digeribile e ipocalorica.

Alessia Locicero

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