IAD: la dipendenza da Internet diventa patologica

Il sintomo principale è la perdita di interesse, la persona sta bene solo se collegata in rete, anche senza uno scopo ben definito

“Non è la specie più forte a sopravvivere,

e nemmeno la più intelligente.

Sopravvive la specie più predisposta al cambiamento”

(C. Darwin)

Gli scenari aperti da Internet, stanno inevitabilmente modificando le nostre abitudini e le modalita’ di intendere i processi di comunicazione, introducendo nuovi modelli esperienziali, relazionali e cognitivi in ogni ambito relazionale.
Viviamo un momento storico in cui le relazioni attraversano un vero e proprio momento di ‘crisi di autenticità’ dove ‘relazioni reali’, se pur precarie, vengono spesso sostituite da ‘relazioni virtuali’.
A differenza delle ‘relazioni vere’, quelle virtuali sono facili da instaurare e altrettanto facili da troncare; in una rete le connessioni avvengono su richiesta e possono essere interrotte a proprio piacimento, ci si sente liberi di esprimersi lasciando cadere le proprie inibizioni e si dialoga con maggiore apertura senza temere giudizi altrui.
Sempre piu’ specialisti hanno ritenuto indispensabile analizzare i cambiamenti che si verificano nella psiche umana in rapporto alla diffusione della rete e si sono interrogati sui benefici e sui rischi psicopatologici connessi all’abuso.
A partire dal 1996, grazie alla statunitense Kimberly Young e’ stata ipotizzata e documentata una forma di dipendenza da Internet nota con l’acronimo di IAD, Internet Addiction Disorder, una delle ultime forme delle cosiddette “dipendenze senza sostanze”.
Chiediamo aiuto a Giuseppe Di Maria, Psicologo e Consulente in Sessuologia Clinica, per comprendere quali meccanismi entrano in funzione nel momento in cui ci si rifugia in questo tipo di realtà e cerchiamo di capire meglio di cosa stiamo parlando.
Dott. Di Maria, quali sono i sintomi delle patologie da dipendenza?

Il sintomo principale è la perdita di interesse, e nel caso di dipendenza da internet la persona sta bene solo se collegata in rete, anche senza uno scopo ben definito.

Quali sono le caratteristiche di questo mezzo di comunicazione e soprattutto quali i rischi psicopatologici connessi all’abuso?

Internet restituisce una percezione di anonimato (del tutto arbitraria perché lasciamo il nostro “recapito” ad ogni click), di libertà e soprattutto di coinvolgimento sociale. L’abuso di internet comporta un serio pericolo di depersonalizzazione e fuga dalla realtà. Spesso la rete rappresenta il luogo dove possiamo essere quello che vorremmo essere e sono frequenti veri e propri casi di costruzione d’identità. Il rischio principale è l’allontanamento dalla realtà, dalle responsabilità, dai doveri, con ripercussioni sul benessere personale. Quello che potrebbe essere una costruttiva forma di svago prende a poco a poco il sopravvento e si dimenticano affetti e compiti, con grave pericolo per le relazioni familiari e di lavoro.

IAD
E’ stata individuata una tipologia di soggetti maggiormente a rischio? Ci sono fattori predisponenti?

Tutti possono essere interessati. Ogni dipendenza si manifesta nei periodi di maggiore debolezza, nei periodi particolarmente stressanti dovuti ad un cambiamento di abitudini per eventi esterni (incidenti, lutti) e ciclo di vita (adolescenza, matrimonio, figli, separazione, anzianità) o quando vi è bassa autostima. Certamente alcune caratteristiche temperamentali possono costituire fattori di rischio, ma le influenze psico-sociali hanno un peso determinante. Se tutti i miei conoscenti colloquiano in un determinato social network, sarò inesorabilmente attirato nella rete, il resto viene da sé, ma può essere filtrato da una personalità forte o allenata a non perdere di vista i propri obiettivi.

Cosa spinge uomini e donne ad intraprendere una relazione su internet? E soprattutto i due sessi, vivono tali relazioni nella stessa maniera, con gli stessi obiettivi e le stesse aspettative?

Lo scarso coinvolgimento empatico e la mancanza di rischio diretto di flop è la molla che spinge molti ad un approccio tramite un’interfaccia tecnologica. Non è la stessa cosa per uomini e donne. Non si può generalizzare perché dietro ogni motivazione vi sono esperienze differenti, ma prevalentemente gli uomini cercano l’avventura e le donne la storia romantica con la speranza di un coinvolgimento serio.

Si può parlare di prevenzione? Se sì in che modo si può intervenire preventivamente?

Certamente si può prevenire. La formazione scolastica dovrebbe essere più attenta alla focalizzazione del raggiungimento degli obiettivi personali. Poi occorrerebbe la consapevolezza che lo Psicologo non cura persone malate, ma aiuta a superare un disagio. Il ricorso al colloquio psicologico in ogni caso può essere di grande aiuto. Vi sono stati cambiamenti epocali negli ultimi 30 anni e occorre adeguarsi anche psicologicamente. La psiche va allenata normalmente, così come va allenato il proprio fisico, per poter disporre di un fattore di protezione contro ogni forma di stress.

E’ quindi importante ricordare che Internet resta un mezzo di comunicazione innovativo e dalle enormi potenzialità ma che porta con sé rischi altrettanto elevati se non gestito nella maniera adeguata.
E’ fondamentale, per i professionisti che si occupano della salute e del benessere, approfondire e studiare l’impatto che un mezzo così potente può avere sulla mente umana, sia in termine di prevenzione che in termini di cura laddove l’uso si trasformi in abuso.

Alessia Locicero

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