Psicofarmaci e bambini

Studio dei psicofarmaci per i bambini

Dove inizia l’avidità e dove finiscono l’etica e la scienza

Platone è meglio del Prozac? Lou Marinoff, consulente filosofico originario del Canada, ne è convinto, tanto da averci scritto un libro. In ogni caso, questa domanda si impone a tutto il campo psichiatrico, soprattutto quando si ha a che fare con i bambini, che vanno protetti dall’avidità di chi cerca solo guadagni.
È necessaria una rapida premessa.
Negli ultimi anni la storia della psicologia ha subito un’accelerazione spaventosa, uno sviluppo che, in alcuni casi, sembra andare di pari passo con il bisogno di nuovi pazienti da parte delle case farmaceutiche.
Mi spiego meglio.
Tra tutte le scienze, quella che si propone di studiare il funzionamento del cervello umano è anche la più controversa e discussa, da una parte numerosi aspetti della psiche umana non sono ancora chiari, dall’altra l’indagine della mente è soggetta a uno scetticismo atavico, così le basi scientifiche su cui si fondano psicologia e psichiatria non sono del tutto note.
A prescindere da tutto, è necessaria una dose di buon senso nell’attuare le nuove scoperte della psichiatria.
Non vorrei fare terrorismo giornalistico ma si rischia di applicare scoperte formidabili per usi indegni, come è stato per la polvere da sparo usata dalla Cina nella costruzione di fuochi d’artificio e successivamente dall’Europa per la costruzione di “armi da fuoco” o la scoperta della celebre formula E = mc² di Einstein, tramutata poi in arma di uccisione di massa; così da scoperta costruttiva è diventata distruttiva. La scienza ci aiuta e va interpretata in maniera intelligente.
In antitesi al buon senso è stato redatto il famoso libro della psichiatria, il Manuale Diagnostico e Statistico (DSM), dove ogni comportamento concepibile può essere diagnosticato come sintomo di una presunta malattia mentale e nel quale ogni anno vengono aggiunte decine e decine di nuove presunte malattie mentali che identificano i bambini affetti da naturale timidezza come antisociali e quindi potenzialmente disturbati; così anche un bambino particolarmente energico viene definito iperattivo e di conseguenza curabile.
Si noti: nel 1952, il DSM – I elencava 112 turbe. Nel 1968 il DSM – II ne elencava 163. L’ultimo, del 1996, ne elencava 374 e da allora è stato aggiornato continuamente.
Negli anni ’80, stando a questo elenco, un cittadino USA su dieci era mentalmente disturbato. Una teoria che non rispecchia la realtà.
Purtroppo, anche in Italia si stanno diffondendo queste idee, tanto che esistono sul nostro territorio oltre 82 centri per il recupero di bambini iperattivi e questa è solo una delle tante strutture che sfruttano la paura dei genitori, inducendoli a pensare che il figlio possa essere malato. Ovviamente esistono anche persone che vanno curate e seguite poiché possono fare del male a se stesse e agli altri, ma tra questo caso e quello di un bambino “iperattivo” esiste una differenza sostanziale e innegabile.
“Psicofarmaci ai bambini italiani, è uno scandalo. Troppi e somministrati con troppa leggerezza. In cinque anni in Italia la prescrizione di psicofarmaci ai bambini è aumentata addirittura del 280 per cento…]”, sono le parole di Luca Poma, portavoce di “Giù le mani dai bambini”.
Fa piacere sapere che qualcuno, anzi molti si battono per difendere i diritti dei bambini, ma ognuno di noi può porsi una domanda: “è meglio Platone o il Prozac? Ossia, meglio affrontare i propri problemi sociali parlandone con filosofia o affogandoli nelle medicine?
Come sempre, a voi la scelta.

Articolo di Fabio Benedetti

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