Viaggio nei luoghi della Battaglia di Aprilia: l’operazione Buffalo e la liberazione della città

Si chiude oggi il nostro viaggio nel 1944. Con l’operazione Buffalo arrivò la liberazione di Aprilia e la fine della Battaglia combattuta nella nostra città

Durante il periodo di stallo di cui abbiamo parlato nella scorsa puntata del nostro reportage i due schieramenti in campo, tedeschi da una parte ed Alleati dall’altra, riuscirono a rinforzare le proprie fila. Ma in modo decisamente diverso: se, infatti, per i primi i rinforzi arrivarono con il contagocce, ben più incisivo fu il rafforzamento delle truppe anglo-americane. Ciò fu dovuto al fatto che per il mese di maggio lo Stato Maggiore Alleato aveva progettato due operazioni che, da parti diverse, dovevano portare alla rottura della Linea Gustav. L’11 ed il 23 maggio presero dunque il via le operazioni Diadem e Buffalo

Foto: The Factory 1944

L’OPERAZIONE DIADEM

Nell’operazione Diadem fu coinvolto il Corpo di Spedizione Francese (CEF) guidato da Generale Juin. Dopo aver sfondato a Terracina le truppe francesi, alle quali erano aggregati anche i goumier nordafricani, avanzarono nella zona del Frusinate, dando vita alle tristemente note marocchinate, che furono in seguito raccontate da Alberto Moravia nel libro “La ciociara” e da Vittorio De Sica nell’omonimo film. L’attacco francese colse di sorpresa i tedeschi che non si aspettavano di poter essere presi alle spalle, sicuri che il promontorio lì presente bastasse a metterli al sicuro. L’attitudine a combattere su questi impervi terreni che i goumier avevano sviluppato, però, consentì loro di scalarlo. Il materiale necessario all’attacco fu trasportato dai muli, che diedero la possibilità alle truppe franco-nordafricane di avventarsi sul nemico.

Contemporaneamente all’attacco del CEF partì anche quello della V Armata americana: il doppio fronte portò alla caduta di Montecassino, conquistata dai polacchi il 18 maggio, e l’apertura di una falla nella fino ad allora impenetrabile linea fortificata tedesca. Ciò costrinse i tedeschi a battere in ritirata, percorrendo la Casilina e l’Appia in direzione di postazioni a loro più funzionali.

L’OPERAZIONE BUFFALO

L’operazione Buffalo fu preceduta da una azione diversiva denominata operazione Hyppo. Lo scopo era far credere alla truppe fedeli ad Hitler che l’offensiva alleata sarebbe stata concentrata sul territorio di Aprilia, in modo da far confluire lì la maggior parte delle forze naziste e lasciare libero il passo verso Cisterna, vero obiettivo della controffensiva. Per far cadere nel tranello i nemici fu utilizzato lo stesso stratagemma che, di lì a poco, avrebbe consentito all’operazione Overlord (lo Sbarco in Normandia) di avere successo. In pratica furono allestiti dei mezzi corazzati gonfiabili che, attirando l’attenzione dei tedeschi, avrebbero concentrato nel settore apriliano la gran parte dei soldati nazisti. Il piano andò a buon fine: quando fu sferrato il vero attacco, il 23 maggio, i tedeschi furono costretti a provare un disperato trasferimento di soldati per tentare di non perdere Cisterna.

La città fu praticamente rasa al suolo dal fitto fuoco di artiglieria alleato: 750 bocche da fuoco via terra, i bombardamenti provenienti dagli incrociatori e dagli aerei fecero crollare quasi tutti gli edifici allora presenti in città. Nonostante questo, o forse proprio a causa di questa devastazione, le perdite subìte dalla III Divisione furono cospicue. I tedeschi rimasti a Cisterna, infatti, usarono le macerie e le cantine come nascondigli riuscendo, prima di capitolare, ad abbattere un migliaio di soldati nemici. La superiorità numerica anglo-americana alla fine prevalse, portando alla conquista definitiva della città dopo due giorni di combattimenti.

Foto: The Factory 1944

LA CONQUISTA DI ROMA

In quello stesso 25 maggio a Borgo Grappa fu sancita la rottura della linea difensiva tedesca: il II ed il VI Corpo d’Armata si ricongiunsero proprio nella località pontina, con il Generale Clark che prese parte all’evento portando con sé uno stuolo di fotografi ad immortalare la scena. Sempre il 25 maggio è la data dell’ingresso delle truppe britanniche a Littoria, altro inequivocabile segnale che la bilancia stava iniziando a pendere dalla parte degli Alleati.

I quali decisero di non lasciar scappare il nemico. La successiva fase della guerra vide l’intercettamento delle truppe tedesche nei pressi di Cori-Giulianello, dove ci furono nuovi scontri. Ma il Generale Clark aveva altri obiettivi. Informato della data di inizio dell’operazione Overlord (originariamente il 5 giugno, poi posticipata al giorno successivo per le cattive condizioni meteorologiche), egli volle a tutti i costi arrivare a Roma prima di quella data. Contravvenendo agli ordini impartiti dal Generale Alexander diresse le truppe verso la Capitale italiana, lasciando dunque spazio alla ritirata nemica. Nonostante il rallentamento subìto a causa di alcuni scontri con altri soldati tedeschi in ritirata, il 2 giugno i soldati del Generale Clark conquistarono Velletri. E due giorni dopo entrarono a Roma.

LA FINE DEI COMBATTIMENTI AD APRILIA

Per tornare a parlare di ciò che accadde nel nostro territorio dobbiamo fare un passo indietro e tornare agli ultimi giorni del mese di maggio. Dopo la caduta di Cisterna i tedeschi mossero verso Campoleone, incalzati dagli Alleati che procedettero nella stessa direzione partendo da Carano. Il 28 maggio le truppe scozzesi in forza alla I Divisione britannica entrarono ad Aprilia sancendo la liberazione della città che, da quel momento, non fu più teatro di scontri. Dopo la fine della guerra, ad alcuni anni di distanza, un gruppo di dodici sminatori fu chiamato a bonificare l’area dalle bombe e dalle mine inesplose. Solo sei di loro rimasero in vita al termine delle operazioni che però, come dimostrano i fatti dello scorso mese di novembre a Campoleone, non portarono alla rimozione di tutti i residuati bellici che la Seconda Guerra Mondiale ha lasciato in eredità al nostro territorio. Ma torniamo nel 1944.

Le truppe fedeli al Führer avevano già predisposto una nuova linea di fortificazioni, denominata Caesar, che da Ardea arrivava fino a Pescara, la quale provocò altre gravi perdite allo schieramento americano che procedeva in direzione dei Castelli Romani. I britannici, invece, decisero di risalire la Pontina in direzione di Roma, trovandosi a fronteggiare un reggimento di paracadutisti italiani fedeli alla Repubblica Sociale. Il Fosso dell’Acqua Buona prima e Castel di Decima poi furono i teatri degli scontri più rilevanti che portarono all’assegnazione di due Medaglie d’Onore ai soldati ancora fedeli al Duce.

A proposito di onorificenze: i combattimenti che in questo ultimo scorcio della Battaglia di Aprilia si svolsero a Carano portarono all’assegnazione di tre Medaglie d’Oro del Congresso, il più alto riconoscimento assegnato ai soldati americani. Una di queste medaglie fu assegnata al sergente Van Barfoot, balzato di nuovo agli onori delle cronache nel 2005. Dopo aver combattuto in Europa nella Seconda Guerra Mondiale ed in Corea, all’inizio del nuovo millennio dovette sostenere una nuova battaglia, stavolta legale, nel suo Paese. Si trovò infatti al centro di una polemica perché si rifiutò di togliere dal suo giardino il pennone su cui aveva innalzato la bandiera americana. A chiedere questa rimozione fu la città in cui viveva, dato l’impatto visivo che il pennone aveva. Ma al fianco di Barfoot si schierarono migliaia di americani, dando ancora più risalto sui media statunitensi alla vicenda. Alla fine, l’ormai novantenne Barfoot uscì vincitore anche da questa ennesima battaglia.

Foto: The Factory 1944

RINGRAZIAMENTI

Anche questo episodio, come tutti quelli narrati in queste puntate del nostro Viaggio nei luoghi della Battaglia di Aprilia, ci è stato raccontato da Massimo Zanon, vice Presidente dell’Associazione Storico Culturale The Factory 1944. A tutta l’Associazione va il ringraziamento di Sfera Magazine per la preziosa collaborazione che ci ha permesso di raccontare una storia che appartiene a tutti gli apriliani, ma che pochi di noi conoscono in maniera così dettagliata.

Un altro doveroso ringraziamento va alla famiglia Calissoni Bulgari che ci ha ospitati nella sua Tenuta, punto di partenza del nostro reportage.

E, ovviamente, grazie a tutti i lettori di Sfera Magazine per aver fatto con noi questo viaggio.

 

di Massimo Pacetti

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