28 anni senza Giacomo Manzù, simbolo d’arte del secolo scorso

Ricorre oggi l’anniversario della scomparsa del Maestro che segnò la scultura italiana del ‘900, che visse a Campo del Fico e fu insignito della cittadinanza onoraria di Aprilia.

Giacomo Manzù aveva 83 anni, quando si spense il 17 gennaio del 1991, ma la sua arte scultorea così unica è lungi dall’essere dimenticata. Ancora oggi la rarezza e la nobilità delle sue opere affascinano e sono in molti ad affacciarsi alla scultura proprio perché attratti dai suoi capolavori.

Uno tra tutti è stato l’artista apriliano Tony Di Nicola, scomparso prematuramente, autore del busto raffigurante il Maestro Manzù esposto nella biblioteca comunale apriliana che porta il suo nome.

A ricordo del Maestro Manzù, che scelse Campo del Fico, periferia apriliana, come buen retiro, l’amministrazione dedicò prima la sala espositiva della biblioteca comunale, quindi nel 2013, in occasione del 76esimo dell’inaugurazione della Città, l’intera struttura bibliotecaria.

Manzù è nato a Bergamo, che ne ricorda un figlio illustre forse addirittura con maggiore attenzione di quella a lui riservata dalle istituzioni apriliane. Era conterraneo di un altro uomo che fece la storia del Novecento, il prete di campagna Angelo Roncalli, di Sotto il Monte, divenuto Papa con il nome di Giovanni XXIII.

Tra l’artista e il Papa Buono si narra che vi fosse un rapporto speciale, particolare, fatto di sincera stima reciproca.

Oggi l’eredità di Giacomo Manzù è sconfinata. Pur non essendo un Maestro in quanto tale, secondo la canonica definizione che si ha di Maestro, la sua arte continua ad ispirare giovani talenti. Il suo ricordo è più vivo che mai, ad esempio ad Ardea, dove le scolaresche quotidianamente affollano il museo con le sue migliori opere.

G.Z.

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