3.5 milioni di euro la valutazione dei locali comunali

I commissari si sono complimentati con l’assessore Fioratti per l’impegno riposto alla compilazione del regolamento, ben accettato da tutti

Sono circa 120 i locali di proprietà del comune, con una valutazione che si avvicina ai 3.5 milioni di euro. La commissione di questa mattina si è riunita per discutere sulla stipula del regolamento del patrimonio comunale. Impressionante da parte dei commissari l’unanimità nei confronti di questa disposizione. Durante il colloquio, comunque, non sono mancate le idee e le opinioni dei vari consiglieri presenti. Il regolamento, così come è stato strutturato, serve a garantire una cernita ad hoc dei locali di proprietà del comune. I beni, mobili e immobili, dovranno essere gestiti in modo da ottimizzare la loro redditività, intesa come gestione del bene per una più idonea destinazione, al fine di soddisfare i bisogni della comunità e, in questo modo, assicurare un’entrata al bilancio comunale. La classificazione del patrimonio del comune avviene secondo una distinzione tra i diversi beni a disposizione del comune: i beni patrimoniali disponibili e destinati a fini istituzionali, o concessi a terzi, come ad esempio il Mattatoio o la struttura ex Claudia. I beni patrimoniali indisponibili, utilizzati per soddisfare un interesse pubblico, per intenderci la casa comunale, il palazzo di vetro, ecc…; e i beni del demanio comunale, adatti per soddisfare prevalentemente interessi della collettività, non possono essere gestiti da terzi, né venuti e né ceduti. L’edilizia economica popolare, secondo quanto puntualizzato dall’assessore dei lavori pubblici Mauro Fioratti Spallacci, non andrà a far parte dei beni patrimoniali disponibili. Una volta designati i beni immobiliari o mobiliari dal censimento, essi verranno consegnati ai dirigenti preposti del comune, che in una relazione stilata ogni anno, illustreranno gli appositi interventi di manutenzione dei beni che hanno effettuato e se nel periodo di riferimento hanno intrapreso alcune modifiche. Una volta stabiliti quali siano i locali, verrà organizzata una procedura pubblica (un bando) e successivamente, verranno valutate le domande in base alle priorità.

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“Parecchi immobili della ex Flavia sono scantinati. Dopo il censimento di lunedì e dopo aver appurato quali sono i nostri immobili valuteremo il da farsi. Ad esempio, per quanto riguarda i locali della ex Claudia, sposteremo temporaneamente le varie associazioni che vi sono all’interno, in altri locali. Faremo dei lavori di manutenzione e successivamente metteremo al bando questi locali e stabiliremo in tempi brevi quali di queste associazioni abbiano i giusti requisiti per stare in quella struttura. Ad ognuna di queste associazioni che verranno scelte, richiederemo un canone che oscilla dal 10 per cento all’80 per cento, in base alla tipologia dell’associazione e la gestione potrebbe essere garantita per 6 anni, con un rinnovo previsto in prorogatio. Lo decideremo poi in Consiglio. Invece, per quanto riguarda i locali della ex Flavia, potremmo inserirli nel mercato come se fossimo una società privata e stabilire un canone ordinario. La scadenza della concessione ci sarà dopo 4 anni di gestione del bene. Gli introiti che deriveranno dai canoni previsti, serviranno per valorizzare i beni mobiliari e immobiliari del comune”. Durante la commissione, l’assessore ha introdotto il tema dell’Ater, che ha scaturito un forte disappunto da parte del commissario Bafundi: ” L’Ater è una struttura che si occupa di mettere a disposizione dei cittadini meno abbienti, le case popolari. Io non capisco perchè dobbiamo cedere locali di proprietà del comune ad un’ente che dovrebbe concederli a noi. O si stipula un contratto congruo, oppure continueranno a comportarsi senza regole, creando un danno erariale a tutta la comunità, non solo a noi. Sono beni nostri. Potremmo noi impegnarci nel dare le case ai cittadini, perchè lasciare questo lavoro all’Ater?” Come bene immobile del comune ricade anche il famigerato ostello, che secondo il parere del commissario La Pegna sarebbe giusto rivalutarlo come tale e mettere in procinto uno sgombero. Ed inoltre, sancisce l’incapacità dell’Ater di controllare gli immobili affidati dal comune ed una loro buona regolamentazione: “È doveroso fare una ricognizione agli immobili ed ai contratti, perchè è importante partire dal principio”. L’assessore ai lavori pubblici, con molta scrupolosità e precisione ha risposto alle opinioni da parte di alcuni consiglieri presenti, mettendo in chiaro alcune situazioni: “Per quanto riguarda l’ostello il bando è pronto, ma coloro che lo vinceranno dovranno modificare l’ambiente e gli impianti per adeguarlo ai canoni legislativi vigenti. Ieri abbiamo ottemperato alla richiesta di sgombero, spero rispetteranno il mandato altrimenti agiremo di conseguenza. Per rispondere al consigliere Pistolesi, i locali che si trovano sul suolo pubblico operano per fini lucrativi, non sarebbe idoneo spostarli, ma dovremmo stipulare con loro un congruo contratto di fitto”. Solo nel prossimo consiglio verrà valutato il regolamento sul patrimonio comunale, che ha detta dei presenti è idoneo basta poi farlo rispettare: “Non ci saranno figli e figliastri, cittadini di serie B e cittadini di serie A. Coloro che abusivamente o no stanno occupando un bene comunale, devono rispettare l’ordine impartito e, se possiedono i requisiti che stiamo chiedendo, allora potremmo valutare la situazione. Il tutto verrà, comunque, deciso in consiglio, anche se vi saranno delle modifiche al regolamento”, commenta l’assessore a fine assemblea. Ai posteri l’ardua sentenza.

Melania Orazi

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