La sanità apriliana “rischia di lasciare indietro le persone più fragili”

Aprilia Possibile analizza la situazione di difficoltà della sanità apriliana. Il progetto del PD sulla casa della salute “rischia di essere una cattedrale nel deserto”

La sanità apriliana sta diventando nelle ultime settimane oggetto di dibattito da parte di molte forze politiche locali.

Aprilia Possibile entra nella discussione con un atteggiamento fortemente critico verso la situazione attuale, che vede l’ambito sanitario versare in

condizioni di sempre più grave criticità.

Sono sempre di più – sottolineano i responsabili di AP Daniele Natalizia e Roberto Fiorentini – i cittadini che decidono di interrompere le cure perché le liste di attesa per le prestazioni delle quali hanno bisogno sono lunghissime.

E le condizioni economiche in cui si trovano non gli consentono di sostenere le spese presso strutture private.

Molto spesso, inoltre, visite specialistiche, esami strumentali o cicli di terapie necessarie richiederebbero di spostarsi in altre città.

Con grande disagio sia per le persone anziane che per i bambini.

È inaccettabile che una città che ha superato i settantacinquemila abitanti abbia una sanità pubblica così inadeguata e insufficiente da costringere i suoi cittadini a fare i pendolari della salute“.

Critiche anche le valutazioni verso il progetto presentato dal PD sulla costruzione di un nuovo padiglione per potenziare l’attuale struttura Asl di Via Giustiniano:

“Il nostro fondato timore – spiegano ancora Natalizia e Fiorentini – è che questo tipo di interventi sia l’ennesimo spreco del denaro dei contribuenti.

E che si inauguri un’altra cattedrale nel deserto invece di potenziare con risorse e personale i servizi già esistenti.

Come l’unico consultorio disponibile, quando la legge ne prevede uno ogni ventimila abitanti.

Pensiamo che Aprilia abbia bisogno di una sanità pubblica in grado di rispondere in tempi e modi adeguati alle esigenze dei suoi cittadini.

Garantendo il diritto alla salute senza lasciare indietro le persone più fragili”.

di Massimo Pacetti

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