Rifiuti di Roma catapultati ad Aprilia, l’assessore regionale non scioglie i dubbi

Ieri pomeriggio l’assemblea promossa dall’amministrazione sul nuovo piano dei rifiuti della Regione Lazio. L’attesa relazione dell’assessore regionale Valeriani non placa le preoccupazioni di comitati ambientalisti e cittadini.

Poco più di dieci anni fa, nel corso di un’assemblea promossa dal movimento noturbogas di Aprilia, l’allora presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, fu accolto dal teatro Europa gremito. Nel decennio successivo la Città di Aprilia sembra essere tornata a quella definizione di comunità “a bassa reattività sociale”, tant’è che un’assemblea a tema ambientalista, ovvero analogo, alla presenza di un rappresentante della Regione si è tenuta ieri pomeriggio in aula consiliare, alla presenza di una cinquantina scarsa di cittadini interessati e rappresentanti di comitati e associazioni.

Questo è già un primo segnale, unito alla scarsa pubblicità che il Comune di Aprilia ha dato della manifestazione pubblica (ad esempio, non è stata informata/invitata formalmente la stampa), che desta preoccupazione alla vigilia del varo del nuovo piano regionale dei rifiuti e di fronte alle preoccupazioni espresse da molti osservatori circa la possibilità fondata che molti rifiuti prodotti dalla capitale, e impossibili da gestire in modo autonomo, vengono catapultati nei territori periferici già impegnati a fare la “loro” raccolta differenziata. Aprilia è uno di questi, ed è anche considerato “a scarsa reattività sociale”.

Insomma, dai commenti a caldo dei partecipanti e dei rappresentanti dei comitati che ieri hanno preso la parola, sembra che l’assemblea e soprattutto la relazione dell’assessore regionale Valeriani non abbiano placato gli animi, dissipato le perplessità, anzi abbiano paradossalmente aumentato le preoccupazioni.

Sul versante della politica, Roberto Fiorentini di Aprilia Possibile (nella foto sopra) ha etichettato l’iniziativa come una mera passerella. “Bella, riuscita bene, ma passerella rimane – ha scritto – mentre sul tavolo rimangono tanti temi”.

Ma è dal mondo dell’ambientalismo che arrivano le maggiori eccezioni mosse all’iniziativa pubblica.

“Oggi c’è una produzione abnorme di rifiuti indifferenziati – ha detto Daniele Borace di Orma (nella foto sopra)  – e vengono trattati nei TMB. Da questi impianti escono i CSS (da bruciare negli inceneritori), organico stabilizzato e gli scarti (conferiti in discarica). L’Europa, invece, ci chiede di trasformare i TMB in impianti di recupero di materia. I rifiuti NON si bruciano e si devono separare e recuperare le varie tipologie di materiali. Seguendo le direttive comunitarie, le quantità di scarti da conferire in discarica si ridurrebbero di moltissimo. Il nuovo piano ha l’ambizione percorrere la strada dell’economia circolare ma si scontra con la realtà. La chiave di lettura, per comprendere gli scenari probabili, è messa nero su bianco a pagina 68 delle linee guida: in base alle volumetrie attualmente disponibili, alle esigenze di smaltimento dei vari ATO e dell’insufficienza di alcuni ATO, già dall’anno 2020 ci sarà emergenza nell’intera regione in caso di mancate autorizzazioni di nuove volumetrie e nuovi impianti. C’è un serio pericolo che ci ritroveremo discariche e TMB autorizzati per colpa di quelle amministrazioni comunali che si ostinano a non voler fare la differenziata. Una volta autorizzate e funzionanti, qualcuno potrebbe pensare che non vi è necessità, urgente, di gestire correttamente i rifiuti (Riduzione, Riuso, Riciclo-Differenziata). I principali indiziati, nonché coloro che producono circa il 70% dei rifiuti Laziali, sono Roma e Latina. Nel balletto delle responsabilità e nel gioco delle parti, chi ci rimette sono i cittadini e il territorio”.

G.Z.

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