La Gramsci studia la “classe capovolta”

Giovedì scorso si è tenuto alla Gramsci un seminario sulle “flipped classroom”, l’innovazione che ribalta la didattica in classe

L’Aula Magna della scuola media “Gramsci” ha ospitato giovedì scorso un seminario di due ore sulla “Classe Capovolta”.

La “flipped classroom” è metodologia didattica coinvolgente e foriera di novità, che pone l’alunno al centro del proprio percorso formativo.

Il relatore è stato Maurizio Maglioni, presidente di Flipnet e insegnante di chimica all’Istituto alberghiero “Lucilla” di Roma.

È stato mostrato ai docenti di scuola primaria e secondaria un breve filmato, nel quale sono stati  presentati i fondamenti della didattica capovolta.

Al termine del video, agli insegnanti è stata posta una domanda:

“Quali sono gli elementi  di novità, rispetto alla didattica tradizionale, che vi hanno colpito maggiormente?”

E’ nato, così, un piccolo dibattito sul ruolo degli studenti.

Visti non più come soggetti passivi di una lezione frontale che spesso non riesce a suscitare il loro interesse.

Bensì protagonisti del proprio modo di apprendere, all’interno di  un processo che li abitua ad acquisire competenze, a lavorare in team, a sperimentare.

I ragazzi, infatti, vengono stimolati a conoscere un determinato argomento attraverso la visione di brevi video.

Al termine del filmato gli studenti sono invitati a prendere appunti, elaborare mappe o ad inventare una serie di domande sui temi trattati.

A scuola l’insegnante riprende gli argomenti, chiarisce eventuali dubbi, approfondisce concetti.

Propone anche delle esercitazioni e sostiene gli studenti favorendo, in tal modo, l’acquisizione delle competenze.

In questa ottica cambia notevolmente anche il  ruolo del docente.

I quale riesce ad individualizzare gli interventi, affianca gli studenti.

Li guida e li coinvolge in attività fondate sull’apprendimento cooperativo, cardine della didattica capovolta.

Un aspetto rivolto all’acquisizione di competenze e, dunque, all’applicazione in un contesto reale di quanto appreso teoricamente.

Insomma, un modo nuovo di fare scuola.

di Massimo Pacetti

 

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