Danza affettiva

Musica e movimento per ritrovare

la coerenza delle proprie emozioni

Silvia Petrianni

Danzare per ritrovare la serenità. Detto in maniera molto semplificata è questa l’idea alla base della “Danza affettiva”, una nuova tecnica psicocorporea che consente di potenziare le proprie qualità e contribuisce a risolvere i disagi interiori. La Danza affettiva non sostituisce la psicoterapia individuale ma può affiancarla con successo. È un’attività che si svolge in gruppi di 10 o 15 persone che l’insegnante mette insieme in base a caratteristiche comuni. L’inizio dei corsi, infatti, prevede precedenti colloqui con i partecipanti per comprendere quali sono le loro problematiche, i loro bisogni e come intervenire.

L’aiuto a risolvere i propri traumi viene offerto proprio grazie alla creazione di questa situazione collettiva, in cui si cerca di far ritornare a sviluppare la capacità di condivisione delle proprie emozioni con gli altri. I benefici riguardano, dunque, la sfera affettiva e quella comunicativa. La Danza affettiva affonda le sue radici nella Biodanza, ideata negli anni Sessanta del secolo scorso dallo psicologo e antropologo Rolando Toro con l’obiettivo di lavorare e far sviluppare i potenziali umani e le parti sane delle persone. La danza di cui stiamo parlando mira, in particolare, alla risoluzione di disturbi psicosomatici; si concentra sull’ascolto del sé, delle proprie zone d’ombra, di conflitti interiori, traumi e paure. Attraverso la musica e la coerenza dei movimenti si ricerca la propria autenticità espressiva ed emotiva.

I benefici principali sono:

  • avere maggior vitalità e resistere di più allo stress;
  • aumentare la consapevolezza delle proprie risorse e dei potenziali personali;
  • regolarizzare il ritmo cardiaco e rafforzare il sistema immunitario;
  • aumentare la resistenza alle difficoltà

Ogni sessione di danza si articola in 5 fasi:

  • Accoglienza: ci si siede tutti in circolo su comodi cuscini a terra, ci si saluta e presenta brevemente e si condividono le sensazioni degli incontri precedenti. Dopodiché il terapeuta introduce il tema della sessione che può essere la crescita della forza interiore, la capacità di sviluppare un’emozione etc;
  • Fase attiva: a questo punto in silenzio si eseguono esercizi individuali, in coppia o in gruppo e il movimento e la musica devono far emergere le potenzialità personali;
  • Armonizzazione: le luci si abbassano e vengono scelte musiche meno ritmate, più melodiche e delicate, i movimenti sono fluidi e si cerca di armonizzare il flusso energetico;
  • Momento regressivo: gesti cullanti, protettivi e di abbandono devono ricordare le carezze e il calore della prima infanzia;
  • Risveglio: si ritorna all’identità personale accogliendo le trasformazioni emotive e psichiche.

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