Economia? Questione di Fiducia

Senza farsi immobilizzare dalla paura basta rendere il proprio atteggiamento di spesa più oculato

Il buonsenso e l’equilibrio rappresentano una delle armi più efficaci per traghettarci fuori dal tunnel

Qualche settimana addietro un’affermazione del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha dato adito ad una scia di commenti di varia natura e provenienza, ed in questo non c’è nulla di nuovo né di strano!!
Trattandosi però di materia economica ha suscitato in me alcune riflessioni che qui condivido con voi gentili lettori di Sfera Magazine.
In quella occasione Berlusconi ha esortato gli italiani a non modificare il proprio atteggiamento mentale, inteso come propensione alla spesa o al risparmio ed il proprio comportamento, inteso come materiale richiesta di beni e/o servizi sul mercato, in risposta alla crisi economica globale.
Sembra banale ma è un’affermazione che, se presa e seguita con buonsenso ed equilibrio, rappresenta una delle armi più efficaci per traghettarci fuori dal tunnel.
Il dato sulla fiducia dei consumatori, il c.d. “sentiment”, in un determinato momento storico è talmente importante che negli USA proliferano indici e sistemi per misurarlo con maggiore attendibilità possibile.
Due sono quelli più diffusi e seguiti: entrambi definiti CONSUMER CONFIDENCE INDEX, sono elaborati l’uno dal Conference Board (una organizzazione indipendente) e l’altro dall’università del Michigan (c.d. Indice Michigan).
Senza addentrarci troppo nel tecnico, è utile capire il riflesso della fiducia dei consumatori sui loro comportamenti di spesa. Infatti, ove il dato sulla fiducia è in calo, le famiglie nutrono forti perplessità sul futuro dell’economia e sul possibile mantenimento del loro potere di acquisto.

Così inizia ad aumentare la propensione al risparmio e contestualmente si contrae della domanda di beni e servizi sul mercato. Se prima la famiglia tipo si sarebbe concessa l’acquisto del telefonino o del Pc di ultima generazione, o della vacanza o dell’auto nuova, ora indirizza le proprie risorse verso i generi essenziali e rimanda al futuro l’acquisto di quelli voluttuari. Ma così facendo, il negozio di Pc, l’agenzia di viaggi o il concessionario auto del caso, vedranno calare le vendite ed i guadagni e la merce rimanere “sugli scaffali”.

Cominceranno ad ordinarne di meno e forse a licenziare qualche impiegato, il quale non percependo più stipendio non potrà più spenderlo richiedendo a sua volta beni e servizi al mercato generando, senza colpa alcuna, altre rimanenze e altri licenziamenti, e così via in un circolo vizioso che può portare alla recessione.
Se, viceversa, senza darsi alle spese pazze (ma anche senza farsi immobilizzare dalla paura), si tende a mantenere inalterato il proprio atteggiamento di spesa, rendendolo semplicemente più oculato, l’impiegato dell’agenzia di viaggi non sarà licenziato e domani, probabilmente, entrerà nell’auto salone per acquistare la sua nuova auto, ecc. ecc.
Facile a dirsi, più difficile da attuare. Ma questo lo sapevamo già.

Dott. Federico Rinaldi

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