Karl Lagerfel risponde alle accuse sulla sfilata-corteo

Immancabile le proteste, il direttore artistico si difende

Come avevamo previsto, le polemiche alla sfilata primavera/estate 2015 di Chanel non si sono fatte attendere. Karl Lagerfeld, direttore artistico della storica maison di moda, aveva inscenato un boulevard parigino al Grand Palais per la sfilata della Fashion Week francese, e fatto terminare il défilé con una finta protesta femminista. Le modelle, guidate da Cara Delevingne e Gisele Bündchen con tanto di megafono, avevano sfilato gridando slogan e brandendo cartelloni provocatori. Katie Yoder, del Media Research Center, è tra le tante donne che hanno accusato Kaiser Karl di aver sfruttato il femminismo per fare mera pubblicità. Secondo la Yoder, l’uso di una sfilata di moda come mezzo per promuovere i diritti delle donne dovrebbe disgustare qualunque rappresentante del sesso femminile. Fox News, poi, ha dichiarato che la scelta della canzone I’m every Woman di Chaka Khan come colonna sonora dell’evento è stata superficiale, un vero e proprio cliché. Quello che più ha fatto indignare è che l’idea di una protesta femminista per una sfilata sia venuta proprio da colui che in passato aveva criticato le donne curvy e le femministe. Altra colpa del designer sarebbe quella di aver criticato la cantante Adele accusandola di essere grassa, e di aver affermato che il lato A di Pippa Middleton non è altrettanto piacevole del suo lato B.

 

Karl Lagerfeld, naturalmente, si è difeso: ha ricordato che sua madre era una femminista, e dichiarato di non essere minimamente interessato se la gente è pro o contro la sua sfilata. «È una mia idea, ha aggiunto il direttore artistico, mi piace l’idea che il femminismo sia qualcosa di leggero».

Noi, che ben comprendiamo lo spirito della moda e della sfilata, l’avevamo capito: interesse di un marchio è far parlare di sé, nel bene o nel male. E Lagerfel non ha mai dimenticato come si fa.

Floriana Francesca

 

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