Intelligenti grazie alle mamme

L’80% delle abilità ereditate dal genitore materno

Per la nostra intelligenza dobbiamo ringraziare le nostre mamme. È un’affermazione con basi abbastanza solide, visto che il dottor Christopher Peterson dell’Università del Michigan si è occupato della questione, portando a termine un esperimento su un campione significativo di 3.500 bambini di età compresa tra i 4 e i 9 anni e i rispettivi genitori. In questo caso non è stato sondato l’aspetto genetico ma relazionale. I bambini eccellevano in tutti i test in cui anche il genitore materno dimostrava delle ottime capacità. La corrispondenza tra bambino e mamma è dell’80%. Percentuale che aumenta fino al 90% quando i bambini vengono sottoposti a test specifici:

  • Intelligenza linguistica verbale (capacità di scrivere, comunicare, giocare con le parole, creare rime, poesie, filastrocche);
  • Intelligenza musicale (capacità di riconoscere timbri, suoni e imitare il tono di voce altrui);
  • Intelligenza intrapersonale (comprensione di sé e delle proprie emozioni con conseguente inserimento sociale);
  • Intelligenza interpersonale (comprensione delle esigenze e dell’interiorità altrui e attitudine alla leadership).

L’obiettivo della non è di stabilire quale sia il genitore più intelligente ma quale dei due influisce maggiormente sullo sviluppo cognitivo del figlio.

Tuttavia, un’altra ricerca, condotta presso l’Università di Edimburgo, smentisce un’altra teoria relativa al rapporto madre/figlio, e cioè che l’allattamento con latte materno abbia un potere sullo sviluppo intellettivo del bambino. In realtà, come spiega il professor Geoff Der, a capo della ricerca, “le mamme che sono disposte ad allattare i propri figli tendono ad avere un QI più alto delle altre”. D’altronde, comparando all’interno della stessa famiglia i bambini cresciuti con latte artificiale e quelli allattati al seno, non è emersa alcuna differenza. Ciò conferma in maniera importante che sono i genitori a determinare l’intelligenza dei propri figli. Il primo esperimento di cui vi abbiamo parlato non vuole sminuire il ruolo dei padri nell’educazione e nella formazione dei bambini. Storicamente, culturalmente- e, ragionevolmente, anche per esigenze pratiche – , però, il legame madre-figlio nei primi anni, e soprattutto nei primi mesi di vita, è molto forte. È quasi una conseguenza inevitabile che lo sviluppo cognitivo del bambino sia influenzato maggiormente da questa figura genitoriale. Dunque, non si tratta di attribuire un primato di merito ma di prendere in considerazione, all’interno della propria “filosofia” educativa, il peso di questo rapporto.

Silvia Petrianni

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *